Logo di Musica Digitale
Colonne Sonore, Musica da Film e Canzoni con Strumenti Virtuali e Sequencer Midi

Come scrivere una canzone

Foto di Susanna Quagliariello
di Susanna Quagliariello
47 Commenti

Vuoi scrivere una canzone di successo? In questa guida trovi tanti consigli pratici e rigorosi per iniziare e ti mostro passo passo come partire da un’idea musicale e ottenere un risultato che già suona bene.

Questa guida, per quanto ampia, è introduttiva. Se ti interessano aspetti più tecnici e avanzati, nella guida su come scrivere una canzone di Natale scendo nei dettagli della composizione di genere. Sia per identificare le caratteristiche ritmiche ed armoniche di un genere specifico, che per scrivere testi coerenti con il genere.

Cosa impariamo in questa Guida

Partiamo dalla fine del viaggio. Questo è il risultato che ho ottenuto con il primo verso della canzone:

Anche se questo articolo è molto lungo, non ho potuto trattare più di un solo verso perché volevo descrivere almeno le principali regole per la scrittura di una canzone senza dare nulla per scontato.

“Ti ritrovi a casa con una tastiera e un’idea. Ecco come trasformarla in una canzone.” Condividi su Facebook
[toc]

Regole per scrivere una canzone

Partiamo dalla struttura di una canzone, che tende a seguire regole precise, sia che si tratti di un brano commerciale che di uno con ambizioni artistiche.

Nel corso dell’articolo lavoreremo su un singolo verso di una canzone, quello che hai già sentito. Ma una canzone necessita di una struttura precisa e per svilupparla devi aver presente gli elementi essenziali di un brano.

Struttura di una canzone

Un brano può essere costituito anche solo dalle prime due parti che elenco (Verse e Chorus) e puoi collocarle in diversi ordini. Oppure, ed è il caso più comune, possiamo aggiungere altri elementi.

Non sempre li troverai tutti, ma sono rappresentativi della maggior parte della musica di oggi. Li elenco nelle sezioni qui sotto in ordine di importanza e non nell’ordine nel quale si inseriscono nella struttura di una canzone.

La sequenza infatti varia di canzone in canzone ed è normale che alcune parti si ripetano. Tipicamente una struttura potrebbe essere, a voler usare tutti gli elementi:

Intro > Verse > Bridge > Chorus > Verse > Chorus > Chorus > Outro

Chorus o Ritornello

Il Chorus è la parte più importante della tua canzone. È quella porzione di un brano che in genere ti ricordi per prima.

Contiene il messaggio centrale della canzone, quello che si ripete più volte. Già il nome suggerisce l’idea di più persone che cantano insieme, e in effetti il Chorus contiene di solito la parte che le persone ricordano meglio, quella più orecchiabile (che ha un nome specifico: Hook o gancio, proprio per intendere che cattura l’attenzione).

Per questo è essenziale che sia accattivante e facile da ricordare, perché sarà il punto nevralgico del tuo pezzo. Spesso, le parole (Lyrics) che scegli per il ritornello daranno anche il titolo alla canzone o ne faranno parte.

Questo perché come ho già detto è il Chorus quello che canticchiamo sotto la doccia e ricordiamo meglio. Se contiene le stesse parole del titolo, diventa più facile ricordare anche il titolo della canzone.

Verse o Strofa

La strofa è la parte che racconta la storia e presenta i personaggi.

Mentre il Chorus tipicamente ribadisce lo stesso concetto, con poche o nessuna modifica a ogni ripetizione, il Verse fa andare avanti la canzone, aggiunge idee.

Pensa a una poesia: ha un inizio e una fine, ogni verso sviluppa quello che l’autore vuole esprimere. Con le strofe di una canzone succede lo stesso.

In generale, se vuoi che la canzone abbia successo (anche commerciale), cerca di limitare la durata del brano a tre o quattro strofe.

Bridge

Il Bridge, letteralmente “ponte”, è una parte che serve a spostare il movimento musicale da una sezione all’altra, tipicamente traghettando la canzone da un Verse al Chorus o viceversa.

In genere ricorre una sola volta e si distacca da Verse e Chorus per ritmo, o strumenti usati, e spesso anche per tonalità. Serve a dare varietà, specialmente se Verse e Chorus condividono la stessa struttura armonica. In questo caso, il passaggio attraverso il Bridge distrae l’orecchio dell’ascoltatore e aiuta a rendere più evidente l’attacco del Chorus.

Intro

Come dice il nome l’Intro si trova all’inizio del brano, è una sorta di prologo della canzone.

Nella maggior parte dei casi è puramente strumentale. È la parte che le radio tendono a tagliare, per andare subito al sodo. (Che nervi.)

Outro o Coda

Opposto dell’Intro, il finale o coda o Outro serve allo stesso scopo, quello di non far finire troppo bruscamente la canzone o sviluppare la parte strumentale in modo più musicale.

In generale l’Outro non è indispensabile, ma se vuoi inserire una parte strumentale ritengo che sia preferibile alla Intro, per il semplice fatto che chi è arrivato alla fine della tua canzone ha già ascoltato quello che volevi.

Invece una Intro potrebbe rimandare troppo a lungo l’inizio, e rischierebbe di farti perdere l’ascoltatore per strada.

Questa non è una regola ferrea, naturalmente. Nella “ballata medievale pop” che ho scritto per i corsi di Musica Digitale e Cinematografia Digitale ho una breve Intro e ignoro l’Outro, perché si tratta di un brano pensato per i titoli di coda. In altri brani ho fatto scelte diverse.

Come scrivere una canzone in pratica

Molto dipende da cosa partiamo: dal testo (Lyrics) o dalla musica? In questo esempio lavoriamo su un’idea musicale, il motivo che hai già ascoltato all’inizio.

È nato come nascono spesso le idee musicali, e sarà capitato anche a te: mentre sei in metro ti viene in mente un motivo, magari lo registri sullo smartphone o lo scrivi su un foglio di carta, e a sera ti ritrovi a casa con una tastiera e un’idea.

Da dove si comincia per far diventare questa idea una canzone?

Scrivere la melodia di una canzone

Questa è la linea del motivo:

La linea melodica di partenza

La linea melodica di partenza

Spesso si comincia da bozze ancora più essenziali di questa, poche note che danno solo l’idea del movimento del brano. Oppure da una progressione di accordi sulla quale canticchi un motivo.

Lavorare su un’idea musicale

In questa fase, con in mano solo un pugno di note e poco più, potresti farti anzitutto una domanda: vale la pena lavorare su questa idea?

Non è meglio aspettare di avere un’ispirazione migliore, risparmiando le energie per quando mi verrà in mente un motivo veramente bello, che cambi le sorti della storia della musica, o almeno del mio conto in banca?

La risposta è una sola: no, vale sempre la pena di lavorare su un’idea.

Per due ragioni:

  • La melodia più semplice e ovvia può regalarti spunti inaspettati. Durante ogni fase dell’arrangiamento avrai la possibilità di sviluppare l’idea di partenza, limarla, togliere gli elementi che non ti convincono e aggiungerne di nuovi
  • Per ogni nuovo progetto fai pratica e accumuli esperienza, e questo vale già di per sé a giustificare tutto il lavoro. Quando hai solo una melodia sei all’inizio di un viaggio.
    Questo viaggio potrà portarti alla creazione di un pezzo vero e proprio, oppure si risolverà in un semplice esercizio: quel che è certo è che, in ogni caso, ti permetterà di far pratica con le tecniche di composizione, con gli strumenti musicali che usi, con il software. Sviluppare uno spunto qualsiasi ti farà accumulare ore di pratica e aumenterà la sicurezza nelle tue capacità

In sintesi: lavora su qualsiasi idea, perché quando arriverà l’ispirazione per quel motivo di successo sarà bene farsi trovare pronti.

“Studia e fai pratica: quando arriverà l'ispirazione bisogna farsi trovare pronti.” Condividi su Facebook

Quattro/otto misure: lunghezza tipica di un motivo

Torniamo al nostro lavoro. Se nel passaggio precedente non hai pensato a un tuo motivo, prova a farlo adesso prima di proseguire. La prima idea che ti viene in mente pensando “voglio scrivere una canzone”.

La mia frase è lunga quattro battute. Non posso sentire il motivo che è venuto in mente a te, ma se lo trascrivi scommetto che sarà lungo anche lui quattro o otto battute.

Ho indovinato?

La lunghezza di quattro battute è una sorta di standard per le frasi musicali. Attenzione: non è una regola. È più un elemento istintivo della maggior parte delle canzoni, di qualunque genere e autore.

Dai un’occhiata agli spartiti dei tuoi pezzi preferiti, e controlla.

E se invece ti fosse venuta in mente una frase musicale lunga tre, o cinque, o sette battute? Sarebbe un errore?

Per niente.

Quella della lunghezza è solo una consuetudine sviluppatasi spontaneamente, alla quale il nostro orecchio si è abituato.

Se la tua melodia è di un numero diverso di battute, potresti essere in ottima compagnia:

Yesterday è una delle eccezioni più famose alla lunghezza standard delle frasi musicali: inizia infatti con una frase che dura sette battute.

Le sette misure della prima frase musicale di Yesterday.

Le sette misure della prima frase musicale di Yesterday.

E potrebbe essere proprio questa deviazione uno dei (tanti) motivi del suo successo. Allontanarsi dalla norma, violare le consuetudini della composizione è spesso un ottimo modo per attirare l’attenzione di chi ascolta.

Anche se non siamo consapevoli di certi standard, il nostro orecchio sente che c’è qualcosa di nuovo in quel motivo, e questo elemento di novità richiama inconsapevolmente l’attenzione.

Stile e Arrangiamento

Al momento il mio motivo non ha una personalità ben definita: potrebbe essere il tipico pezzo da boy band che parla dell’ultimo giorno di scuola, oppure potrei dargli una svolta più intimista, rallentando il tempo e usando una chitarra acustica.

Riesci a immaginare come suonerebbe ognuna di queste due versioni?

Costruisciti l’immagine del brano che vuoi ottenere. Cerca di fissare già in questa fase delle idee di base, rispondendo a domande come:

  • Qual è il sentimento principale di questo brano? Felicità? Malinconia? Confusione?
  • Di che genere sarà?
  • Quali strumenti ho a disposizione? (Cantare una canzone accompagnandoti con la chitarra è diverso dal suonare in una band o dal lavorare in un sequencer con un’orchestra di virtual instrument.)

Se hai chiaro in mente cosa vuoi ottenere ti sarà più facile fare le tue scelte.

Nel mio caso ho deciso di seguire la strada più pop, e questo mi aiuterà a orientarmi nella scelta degli accordi, degli strumenti, del ritmo e del colore del brano.

Questo fa parte dello sterminato campo dell’arrangiamento, che determina tanto gli strumenti che scegli di usare quanto la struttura armonica.

In questa guida ti spiego principalmente la parte armonica, mentre gli strumenti rimangono limitati alla chitarra, al basso e alle percussioni.

All’arrangiamento dedicherò un articolo a parte, ed è comunque trattato nel corso di Musica Digitale.

Gli accordi di una canzone

Al mio motivo manca ancora una struttura armonica che lo regga: è venuto il momento di aggiungere degli accordi.

Il primo passo è trovare la struttura più semplice e essenziale possibile.

In questa fase non devi preoccuparti di stupire l’ascoltatore.

Sviluppando l’arrangiamento, potrai poi aggiungere arpeggi complicatissimi e assolo da lasciare senza fiato.

Ma non è questo il momento, giovane Padawan.

Limitati a una base armonica solida e pulita.

Nel mio caso ho aggiunto questi accordi, facendomi guidare dall’orecchio:

L'armonia di base del motivo

L’armonia di base del motivo

E il risultato è questo:

Solo tre accordi, come vedi, che rispondono a uno schema molto semplice ma efficace. Vediamo in breve come funziona.

Creare una Progressione di Accordi

Intanto vediamo che cosa è una progressione di accordi e come ti semplifica la vita.

Il pezzo che ho scritto è nella scala di Do. Gli accordi che ho usato, Do (C), Fa (F) e Sol (G) sono costruiti sul I, IV e V grado di questa scala. Guarda qui:

Gli accordi costruiti sul primo, quarto e quinto grado della scala

Gli accordi costruiti sul primo, quarto e quinto grado della scala

La successione degli accordi, come vedi dal pentagramma sopra, è: Primo grado (C), Quarto (F), Quinto (G), e di nuovo Primo (C). Questo è il motivo per cui diciamo che è una progressione I – IV – V – I.

Perché usare i numeri romani invece di indicare solo il nome degli accordi? Per almeno due motivi:

  • Perché vale indipendentemente dalla scala che usi. Adesso ci troviamo nella scala di Do. E se cambiassimo tonalità e ci spostassimo su Re? Il nome degli accordi cambierebbe, e diventerebbe Re, Sol, La, Re (D – G – A – D). Ma resterebbe sempre una progressione I – IV – V – I. Ogni volta che cambi tonalità al tuo motivo (perché ti suona meglio, oppure perché è più adatta al tuo registro) il nome gli accordi cambia di conseguenza, ma i gradi indicati dai numeri romani restano identici. Questo perché non si riferiscono ad accordi specifici, ma al rapporto tra le note della scala che stai usando
  • Ragionare in termini di grado ti permette di scoprire e studiare facilmente le progressioni più usate. Ci sono infatti progressioni particolarmente efficaci, che si trovano in moltissime canzoni di successo. Un esempio è la progressione I–V–vi–IV. Come vedi ha accordi in comune con quella che stiamo usando, ma un ordine diverso e con uno dei numeri scritto in minuscolo: significa che è un accordo minore. Quindi I–V–vi–IV corrisponde, nella scala di Do, a: Do, Sol, La minore, Fa (C, G, A minor, F). E suonano così:

Per avere un’idea di quanto sia usata questa progressione guarda il video degli Axis of Awesome che avevo già inserito nell’articolo sul cosiddetto Intervallo di Gotye. Si chiama “4 Four Chord Song” e il video parte già al momento giusto:

Incredibile, vero?

Studiare le progressioni aumenta di molto la probabilità di scrivere brani accattivanti, perché segui degli schemi che sono già stati provati e testati.

E, come hai visto nel video, questo non ti impedisce di scrivere pezzi originali e diversissimi tra loro.

(Un modo alternativo per trascrivere note e accordi è il “Sistema Nashville”. Lo fa in un modo diverso ed è probabilmente più semplice per chi non ha una formazione classica. Ma è un argomento che merita un articolo a parte.)

Per il tuo prossimo lavoro, invece di partire da un motivo come stiamo facendo adesso, potresti partire dagli accordi: suoni quelli di una progressione come I–V–vi–IV e ci improvvisi sopra una melodia, canticchiandola. Il risultato potrebbe stupirti.

E, nel caso ne esca fuori il nuovo Let it Be, beh, ricordati degli amici.

Questo brano è mio o sto plagiando qualcuno?

Con l’aggiunta degli accordi il brano inizia a prendere forma. Ormai hai riascoltato il tuo motivo abbastanza da fartelo diventare familiare.

È in genere a questo punto che arriva la domanda che molti autori si fanno (autori di romanzi o di musica, poco importa): questa idea è davvero mia o è il frutto del ricordo di qualcosa che ho già sentito?

Anche qui, i Beatles ci insegnano qualcosa:

Paul McCartney compone Yesterday in sogno (comporre la canzone che vanta il maggior numero di cover al mondo è un ottimo modo di ottimizzare il tempo passato a dormire, bravo Paul). Svegliatosi dal sogno si precipita al piano e registra tutto prima di dimenticarsene.

A quel punto, però, inizia a temere che quello che ha sognato sia solo un ricordo, e che quindi il motivo che ha registrato in piena notte sia un plagio inconsapevole di un pezzo non suo.

E così, per circa un mese, fa il giro di tutti i musicisti che conosce, suonando loro il motivo e chiedendo se l’hanno già sentito altrove. Alla fine riceve abbastanza opinioni da rassicurarsi.

Ma nel 2006 il colpo di scena. Lillo Greco, un produttore italiano, sostiene che Yesterday riprende una melodia di una canzone napoletana cantata nei salotti di fine ‘800, dal titolo Piccere’ che vene a dicere.

Secondo Greco è possibile che McCartney e Lennon avessero sentito questa canzone perché, a suo dire, erano entrambi appassionati del repertorio antico napoletano.

Nonostante la notizia venga ripresa dai tg nazionali e la RAI si adoperi per cercare questa canzone napoletana, prima tra i suoi archivi e poi addirittura con un appello sul sito internet, nessuno riuscirà mai a trovarne traccia.

(Per ora esiste solo una prova del fatto che il vero autore di Yesterday sia un napoletano. E però non era il 1800, ma “il 1400. Quasi 1500”.)

“Il dubbio del plagio inconsapevole, un tarlo per tutti gli autori.” Condividi su Facebook

Il dubbio di McCartney, è piuttosto comune tra i compositori.

È un po’ come se il luogo della mente da cui arrivano le idee musicali fosse lo stesso dal quale arrivano i ricordi: a volte è difficile distinguere tra i due.

Se hai un dubbio questo è il momento giusto per consultare gli amici. E puoi sfruttare uno strumento che McCartney non aveva: le app che riconoscono i motivi che fischietti.

Applicazioni come SoundHound sono una sorta di motore di ricerca inversa per la musica: tu fornisci il risultato (cantando o accennandolo al piano) e l’app ti indica con una certa approssimazione da quale brano proviene.

Esisteranno di sicuro una miriade di altre app che fanno una cosa simile: se le conosci indicamele nei commenti!

Scrivere il testo della canzone

Abbiamo un motivo, per quanto breve. Abbiamo degli accordi che accompagnano il motivo.

È venuto il momento di aggiungere il testo alla nostra canzone.

Da dove partire?

La metrica è un argomento lungo, e bisognerebbe scrivere una guida a parte solo per introdurre i concetti di rima, assonanza, accento e trimetro giambico scazonte.

È uno di quei rari casi, prossimi al miracolo, in cui aver fatto il liceo classico si rivela utile.

“La metrica: uno dei rari casi in cui aver fatto il classico si rivela utile.” Condividi su Facebook

Qui ti fornisco solo qualche idea, e la prima è: perché dovresti scrivere in rima?

La rima

Due parole rimano quando, dall’accento tonico in poi, finiscono con la stessa sillaba.

Una rima è Cuore – Amore (la più antica, difficile del mondo).

Scrivere in rima non è obbligatorio (come hai visto nell’esempio dei versi di Best Left Alone, io non l’ho fatto), ma potresti scegliere di scrivere in rima per tre motivi:

  • La rima è naturalmente musicale. Scrivere in rima significa scrivere versi che si richiamano da un punto di vista sonoro. In questo modo, il testo ha così una melodia interna, oltre a quella della musica che segue
  • Un testo in rima si ricorda più facilmente. È il motivo per cui ricordiamo così tanti proverbi, ed era lo strumento fondamentale grazie al quale gli aedi riuscivano a memorizzare storie di eroi e battaglie lunghe migliaia di versi. Se il verso A fa rima col verso B, il verso A ti sta suggerendo la fine del verso B.
  • Rispettare la rima ti dà un binario da seguire. La rima è una regola da rispettare, e questo potrebbe sembrarti un ostacolo, ma non lo è affatto. Ti sei mai trovato in difficoltà davanti al classico tema a piacere? Quando puoi scrivere di qualunque argomento in qualunque modo, ti trovi davanti un numero infinito di strade possibili da seguire, e tanta libertà rischia di bloccarti. Dover scrivere in rima ti preclude alcune strade e, verso dopo verso, traccia un sentiero da seguire. L’aspetto negativo è che ti sarà difficile parlare di uva, stomaco e fegato, parole che in italiano non hanno rima. (A questo proposito: “Renato B.” mi ha chiesto di non pubblicare il commento, e rispetto la sua richiesta, ma ha suggerito che “stomaco” può rimare con “abaco”.)

A seconda di come disponi i versi che rimano tra loro, avrai diversi schemi metrici. Le lettere maiuscole indicano versi che fanno rima tra loro. Alcuni dei più usati:

AAAA (Rima continuata)

Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take

(Police, Every breath you take)

ABAB (Rima alternata)

È un macaco senza storia,
dice lei di lui,
che gli manca la memoria
in fondo ai guanti bui

(Paolo Conte, Sparring Partner)

ABBA (Rima incrociata)

Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
Del doman non v’è certezza

(Lorenzo de’ Medici, Il trionfo di Bacco e Arianna)

Ma esistono schemi più complessi, come la rima ripetuta (ABC ABC), la rima incatenata (ABA BCB CDC) e decine di altre.

L’Assonanza

Esiste poi una forma imperfetta di rima, l’assonanza. C’è assonanza quando il secondo verso non rima perfettamente con il precedente ma lo richiama dal punto di vista del suono.

Il tipo più diffuso di assonanza è quello in cui due parole finiscono (sempre dopo l’accento tonico) con le stesse vocali, ma con consonanti diverse:

Ad agosto
moglie mia non ti conosco

Anche qui, come per gli schemi metrici, vedrai che vale la pena approfondire e studiare le soluzioni degli autori che ami.

Si tratta pur sempre di musica, e sono sicura che ti divertirai a riconoscere schemi metrici e assonanze nelle canzoni che canti ogni giorno.

Per esempio, un tipo di assonanza che mi piace molto, e che si chiama assonanza atona è quella di questi versi:

Una giornata al mare,
solo e con mille lire.

(Paolo Conte, Una giornata al mare)

I versi liberi e i versi sciolti

Ci sono alcuni motivi per cui potresti non usare la rima. Per esempio:

  • Non hai confidenza con la lingua. Quando scrivi in una lingua non tua rimare diventa davvero difficile: potresti voler scrivere il testo in inglese, lingua che ha una ritmo eccezionale, e non sentirti abbastanza sicuro del vocabolario o della pronuncia delle parole (che è fondamentale per controllare rime e assonanze)
  • Il risultato ti sembra un po’ scontato. Il rischio della rima è che può suggerirti soluzioni troppo facili e prevedibili. Il pericolo di finire su “la rosa è rosa, il cielo è blu, nel mio cuore ci sei solo tu” è sempre dietro l’angolo. Se temi che il tuo testo si sia arenato su questo versante puoi continuare a esercitarti e leggere poesie, e nel frattempo affidarti al verso sciolto (senza rime) o al verso libero (senza rime e senza un numero fisso di sillabe)

Il Mascherone

Che tu scelga di scrivere in rima o in versi liberi, le sillabe che usi dovranno combaciare con le note del motivo, cioè dovranno avere lo stesso ritmo e un numero di sillabe compatibile.

Il modo più semplice (e divertente) per scrivere il testo giusto è usare il mascherone, cioè cantare dei numeri sulla melodia.

Nell’esempio di Yesterday potresti cantare questi numeri:

7 3,
9 5 4 4 3
7 9 9 7 3
2 9 6
2 9 3

Se provi a cantarli, vedrai che questi numeri si inseriscono bene nel testo. Puoi ovviamente usare numeri completamente diversi da quelli che ho usato (nel primo verso va bene anche 8-6, per esempio). L’importante è che la corrispondenza sia precisa.

In questo modo avrai uno schema di riferimento chiaro per gli accenti del brano.

I vantaggi del mascherone sono due:

  • Non devi cantare tutto il motivo ogni volta che aggiungi un verso, per vedere se c’è corrispondenza tra musica e parole: ti basta concentrarti sui numeri e affrontare parola dopo parola, verso dopo verso
  • Puoi lavorare sul testo di un brano anche se non ne conosci la melodia. Oppure puoi consegnare il mascherone a un tuo amico paroliere, senza dovergli mandare anche un mp3 o uno spartito del brano. Se un testo va bene per il mascherone, andrà bene anche per il brano

Nota che il mascherone non è solo un fatto di numero di sillabe ma anche di accento.

Nell’esempio di Yesterday ho sostituito le sillabe della parola Yesterday con 7-3 (Sèttetre) ma non avrei potuto invertire i numeri e usare 3-7 (Tressètte) perché il numero di sillabe è lo stesso, ma la posizione dell’accento cambia e il mascherone non funziona più.

Il rischio di sbagliare accento è di trovarsi a cantare un po’ come Eros Ramazzotti:

Ed ho imparatò che nella vità
nessuno mai ci da di più
ma quanto fiatò, quanta salità
andare avanti senza voltarsi mai

Questo non significa che Adesso tu non sia stato un successo che tutti abbiamo cantato coi nostri walkman, ma per il tuo brano tieni conto di questo aspetto.

Quello dei numeri è il metodo più rapido, ma esistono anche altri schemi di riferimento.

Uno molto simile è quello di usare parole casuali che imitino la cadenza, e che poi sostituirai con versi dotati di senso. Un esempio è quello che ha fatto McCartney con Yesterday.

Paul usò dei versi temporanei in attesa di trovare il testo giusto. I versi erano questi:
“Scrambled eggs, Oh,
baby how I love your legs.”

La lavorazione della canzone durò molti mesi, e durante tutto quel tempo “Scrambled eggs” fu l’unico riferimento usato dai Beatles per il ritmo delle parole.

Alla fine divenne un inside joke e Lennon raccontava che, quando Paul un mattino era arrivato in studio con il testo definitivo della canzone, gli era quasi dispiaciuto dover rinunciare a un testo col quale si erano divertiti così tanto.

McCartney ha raccontato questo episodio anche in una puntata dello show di Jimmy Fallon, e i due hanno cantato questa versione di Yesterday:

Un altro esempio di parole casuali è il “Valzer di Musetta” nella Bohème di Puccini.

È entrato nella storia che i librettisti (oggi diremmo i parolieri) Illica e Giacosa ricavarono:

Quando men vo
Quando men vo soletta

da un laconico “cocoricò cocoricò bistecca” di Puccini.

Ma torniamo al nostro verso.

Il mascherone usato per la prima strofa era qualcosa di simile a:
2 7 9 5
7 9 3
2 7 9 5 7
7 9 3

Il testo che ne è venuto fuori è questo:

Immagine Finale del testo della canzone

La semplice melodia originale con le parole aggiunte in Finale.

E questo è il risultato dell’incisione della strofa:

Come completare la canzone

Non mi resta che unire tutto: melodia, accordi, voce e strumenti. Per la singola strofa che ho usato è molto facile, ma per una canzone vera sarebbe ovviamente necessario più lavoro.

Inoltre, qui ci occupiamo della scrittura della canzone, ignorando altri passaggi che sono comunque importanti: la gestione dell’audio, il mixing delle tracce e il mastering finale.

Nonostante questo il risultato è già presentabile, e questo lo dobbiamo alla facilità d’uso dei sequencer. Vediamo come Template e altri strumenti ci semplificano la vita.

Usare i Template del sequencer

Per avere un risultato più realistico e che assomigli a “una canzone vera”, prendo un template di tracce già pronto.

In un sequencer, il template è un progetto base che contiene delle tracce vuote.

Il tipo di tracce è scelto in base al genere: ci sono template per pezzi rock, per sinfonie classiche, per il reggae e così via.

Quando apri un template trovi degli strumenti già caricati, quelli tipici del genere che hai scelto, e una serie di effetti di base collegati a ciascuna traccia.

Chi lavora quotidianamente con i sequencer crea i propri template. Ad esempio, io ho realizzato quelli che uso per le partiture orchestrali e di musica da film, suddividendoli per formazione e anche per genere (epico, ottimista, thriller e così via).

Ma se ti avvicini alla composizione per la prima volta è inutile preoccuparsi di questi aspetti avanzati.

Per questo progetto ho scelto di adoperare il template standard Classic Rock di Cubase e questo è il progetto che si è aperto:

Il Template Classic Rock  di Cubase è un ottimo punto di partenza.

Il Template Classic Rock di Cubase è un ottimo punto di partenza.

Quasi tutti i sequencer, anche i più semplici come GarageBand, hanno template del genere. Come vedi c’è già la formazione di base del genere musicale che ho scelto, con gli effetti più usati per ogni tipo di traccia.

È un ottimo punto di partenza per avere con un click tutti gli strumenti che ti servono, e se vuoi puoi cambiare il tipo e il numero di strumenti.

Naturalmente ogni traccia potrebbe essere una registrazione di performance dal vivo. In questo caso, per rendere tutto più semplice, ho usato dei virtual instrument.

Per prima cosa carichiamo la traccia vocale. Questa è anche l’occasione per ripulire l’audio (ad esempio rimuovendo il rumore e i fiati) e magari per adoperare strumenti come auto tuning o perfect pitch.

Poi scegliamo gli strumenti più opportuni per la melodia e l’armonia. Nel mio caso ho lasciato la melodia alla voce, usando soltanto una chitarra che suona gli accordi della Chord Track, una traccia di basso e poi una traccia di percussioni.

Basso e chitarra sono virtual instrument, e per guidarti più facilmente attraverso le progressioni di accordi descritte prima puoi usare la Chord Track, spiegata nell’articolo sulla Traccia Accordi di Cubase come ti mostro nello schema qui sotto.

Questo è lo schema:

Schermata Cubase con schema della canzone

Lo schema più semplice possibile, che puoi riprodurre in pochi minuti.

Tra le tracce strumentali, le percussioni meritano uno spazio a parte.

La parte della batteria

A differenza di quanto può accadere per la traccia di un piano o di una chitarra, aggiungere la parte delle percussioni può rappresentare un problema.

Questo per due motivi:

  • Per un non batterista, la parte della batteria è più difficile da immaginare. Pensa a una canzone che hai cantato migliaia di volte: riesci a rifare la parte delle percussioni? Non credo, anche se è un pezzo che dovresti conoscere benissimo. Come ascoltatori siamo abituati a sentire una chitarra elettrica che suona un motivo, e non ci è difficile ricordare le parti che esegue e immaginare “come dovrebbe suonare”. Sappiamo cosa c’è da aspettarsi da una chitarra elettrica: lunghe note acute, scale velocissime suonate in un assolo, e così via. Con la batteria è diverso. Sai che esistono dei piatti, dei tamburi, ma come disporre questi suoni uno dopo l’altro è tutta un’altra cosa.
  • I suoni della batteria non sono disposti in un ordine intuitivo. Anche se non sei un musicista sai che a destra della tastiera di un piano si trovano i tasti che producono il suono più acuto, e procedendo verso sinistra si fanno più gravi. Se ti trovi davanti al piano roll di un sequencer puoi applicare questa nozione a uno strumento virtuale qualunque, e otterrai note disposte esattamente nello stesso modo. Con questo punto di riferimento, puoi suonare anche lo strumento etnico più raro del mondo, e individuare immediatamente l’altezza delle note che desideri. Con la batteria, invece, non puoi sapere in anticipo cosa ti aspetta. Se carichi uno strumento virtuale in un sequencer, otterrai una finestra del genere:
Drum Editor

Il Drum Editor per assegnare i suoni delle percussioni.

Come suonerà il Cabasa? Sarà più simile a un tamburo o a un piatto? E avrà un suono più o meno acuto dello Short Guiro? Se non conosci abbastanza le percussioni non puoi saperlo senza prima sentire ognuno di questi suoni.

Come fare quindi a creare una parte di percussioni convincente?

Una prima soluzione è usare i loop di percussioni: sono frammenti di esecuzioni di batteria (in formato MIDI o audio) che puoi combinare tra loro e modificare in modo che si adattino perfettamente al ritmo e al bpm del tuo brano.

Nella maggior parte dei software puoi farlo in modo ancora più personalizzato.

Drummer in Logic ProX

Ad esempio: se usi Logic o GarageBand c’è uno strumento spettacolare per scrivere parti di batteria, è Drummer introdotto in Logic ProX e sviluppato nella versione 10.1 che ti descrivo in breve nell’articolo che trovi seguendo il link precedente.

Drummer risolve alla radice tutti i problemi e i dubbi che puoi avere nella scrittura della tua parte di batteria: non sono “loop” ma una vera intelligenza artificiale (brevettata) che può seguire la tua linea melodica o qualsiasi altro strumento.

Il tuo batterista virtuale, può anche adattarsi automaticamente alla struttura della canzone e quindi proporti esecuzioni differenti tra l’Intro, il Verse, il Chorus.

Semplicemente spettacolare e lo strumento che più consiglio. Anche se intendo fare un’incisione dal vivo lo uso spesso per dare un riferimento al batterista che interpreterà il brano.

Se però non hai Drummer di Logic Pro X, non tutto è perduto. Esistono i loop e gli “assemblatori di loop”. E per questa mini guida ho usato proprio uno di questi strumenti più semplici.

Groove Agent SE in Cubase

In Cubase Pro c’è Groove Agent SE:

Schermata Groove Agent SE

Il Groove Agent SE di Cubase

Premendo ognuno di quei rettangoli colorati puoi sentire un loop di batteria. A colori diversi corrispondono caratteristiche diverse: alcuni loop sono perfetti come Intro, altri vanno meglio per il finale e così via.

Ci sono tanti strumenti come Groove Agent SE (per esempio RealiDrums e naturalmente EZ Drums) che ti permettono di sbizzarrirti nella personalizzazione di ogni loop, decidendo tempo, complessità del ritmo, set di batteria usato, stile, e tante altre caratteristiche.

Per la mia frase ho preso tre loop e li ho modificati al volo (togliendo per esempio i “clap” che facevano tanto anni ’80, aggiungendo dei Low Tom nella parte centrale, spostando tutto un beat a destra) e in pochi click avevo abbozzato la mia parte di percussioni:

Ottenere suoni realistici

Tieni presente che non devi accontentarti dei sample forniti a corredo col tuo sequencer.

In questo caso ho tenuto quelli di Cubase, che andavano già bene.

Se però desideri un sound più realistico, puoi rimappare le performance di questi batteristi virtuali su library professionali, purché rispettino la GM map (la mappatura “General Midi” delle batterie standard che assegna al canale MIDI 10 i suoni delle percussioni).

Nel caso delle tracce Drummer di Logic ProX, basta creare un alias della traccia e assegnarlo allo strumento che preferisci. Per esempio a uno delle collezioni Goliath o Ministry of Rock, della EastWest.

Riassunto delle regole base di una canzone

Un eccellente riassunto di tutto questo ce lo forniscono ancora una volta gli Axis of Awesome con un pezzo che si intitola, manco a dirlo, How To Write a Love Song.

Il testo della canzone ti informa in ogni momento del passaggio dal Verse al Chorus al Bridge e poi di nuovo al Chorus:

Anche se è ironica, questa “generic love song” è davvero una guida passo passo a quelle che sono le parti essenziali di una canzone e ti consiglio di guardarla e riguardarla, tenendo presente lo schema iniziale sulla struttura delle canzoni.

Take Away
In questo viaggio nello sviluppo di una frase musicale abbiamo visto:

  • Le tappe fondamentali del processo creativo (melodia, armonia, ritmo, testi)
  • Alcuni strumenti utili per affrontare ogni fase (lunghezza tipica della melodia, le progressioni, i loop, il mascherone, i template di un progetto)
  • Spunti su accordi, forme della canzone, metrica e ritmo del verso.

Osservazioni, curiosità o richieste di approfondimenti? Scrivili in un commento!

Susanna Quagliariello Autrice pubblicata, laurea in Storia e Critica del Cinema, master di alta formazione, licenza triennale al conservatorio, certificazione specialistica di Composizione e Orchestrazione per Musica da Film. Susanna è amministratore di VFX Wizard srl e direttore di ACD, l’Accademia di Cinematografia Digitale™.

47 commenti

  1. R
    Rosario | 8 anni fa

    Grazie per l’articolo, devo dire molto interessante 🙂

  2. Simone | 8 anni fa

    Salve Signora Oscura, nessun impropero da riferirle, l’articolo è esauriente e interessante, non conoscevo il mascherone e mi hai confermato il mio dubbio “Non sarà meglio partire dall’armonia piuttosto che da una linea melodica o di basso?” Inoltre mi chiedevo, anche se immagino sia poco comune, se conviene e come si può impiegare l’accordo diminuito in un brano di musica leggera (ad esempio il classico IV-vii-iii). Ti ringrazio in anticipo

  3. F
    Floriano | 8 anni fa

    Grazie dell’ articolo scritto in modo molto chiaro e semplice nonostante la complessita’ dell’ argomento. Volevo chiederti se esistono delle regole per la stesura di un brano strumentale da utilizzare come background sotto video,videogames,presentazioni ecc. E quali possono essere le linee guida fondamentali per far si che una track possa essere utilizzata senza problemi nel montaggio di un video. Spero di essere staro chiaro nella domanda, grazie mille.

  4. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Floriano,
    per la stesura di una colonna sonora per un video ho scritto questa guida, spero ti sia utile.

  5. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Simone!
    Sì, partire dall’armonia può avere dei vantaggi: seguire un binario già tracciato ti permette di essere più orientato allo scopo. Può sembrare controintuitivo, ma spesso imporsi dei limiti facilita il lavoro.

    Per quanto riguarda la triade diminuita: in effetti non è comune nella musica leggera di oggi, ma può essere un accordo di grande effetto. Ti cito due esempi, con una brevissima annotazione su come sono impiegati.

    Il primo, restando sui Beatles, è Michelle. Qui gli accordi diminuiti sono due, nella frase che dice:
    Go togheter well /
    My Michelle”
    (in grassetto il punto degli accordi dim)
    Il primo accordo diminuito crea una tensione molto forte verso una soluzione della melodia, cui però segue un altro accordo diminuito che depista le aspettative dell’ascoltatore.

    In anni più recenti, This Love dei Maroon 5, il quarto accordo del verso:
    The chaos that controlled my mind
    Qui l’accordo diminuito dà al brano un effetto molto elegante e retro, quasi un inserto di musica classica.

    Sarà il caso di dedicare un articolo a parte agli accordi diminuiti? Grazie a te per la domanda.

  6. b
    bitti | 8 anni fa

    grazie di tutto mi ha aiutato tanto <3

  7. Angelo | 8 anni fa

    Ciao Susanna, nel comporre brani digitali ho sempre trovato difficoltà nei livelli di registrazione di chitarra classica e nella registrazione di voci live con microfono.

  8. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Angelo,
    con “comporre brani digitali” intendi mixare registrazioni reali con virtual instruments?

    Se è così è normale, anzi: è una delle cose più difficili perché per quanta pratica tu abbia fatto, ogni situazione è differente.

    Quello che posso consigliarti è di prendere come riferimento le registrazioni audio (perché sono quelle dove fruscio e ampiezza del segnale determinano il risultato finale) e allineare ad esse, in fase di mixing, i virtual instrument.

  9. m
    matteo | 8 anni fa

    interessante articolo , e sintesi importante per chi non ha idea di come cominciare a scrivere un brano ..complimenti !!
    mi chiedevo se era possibile delineare in un approfondimento con un articolo le regole per delineare le tonalità con modulazioni per passare da una strofa ad un bridge ad un chorus e con l’ aggiunta di uno special dopo il second chorus
    ad esempio se creo un brano partendo da una tonalità di Mi minore, come modulare ad un’ altra tonalità per il bridge, come tornare in Mi minore per il chorus e come modulare ad un’ altra tonalità per uno special
    grazie in anticipo !
    Matteo

  10. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Matteo,
    quello della modulazione è un argomento interessantissimo e ti ringrazio per lo spunto.
    Purtroppo è davvero difficile da affrontare in un articolo. Le considerazioni da fare sono molte e molto tecniche, in termini di armonia, melodia, ritmo e metrica.
    Senza contare che sono argomenti che per essere compresi hanno bisogno di una solida base di armonia da cui partire, altrimenti le cose da dire diventano infinite (e queste mie guide tendono già ad essere abbastanza lunghe così come sono 😉 ).

  11. V
    Valerio | 8 anni fa

    Salve Susanna,
    una domanda forse alquanto stupida: ma le progressioni di cui parli, si possono trovare da qualche parte? Oppure in che modo posso crearle in maniera logica?

  12. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Valerio.

    Le progressioni si studiano in armonia: dopo aver studiato scale e intervalli impari a gestire gli accordi e le loro progressioni.

    Altrimenti ci sono dei software che ti fanno da assistente: un esempio di cui ho parlato è il Chord Assistant di Cubase, una funzione che in base a quello che stai suonando ti suggerisce le progressioni più usate con le quali continuare il tuo brano.
    Un altro è Harmony Navigator di Cognitone.

    Una soluzione del genere è sicuramente più facile e comoda rispetto a dover affrontare lo studio dell’armonia, ma io continuo a consigliare il percorso (apparentemente) più lungo, quello dello studio “formale”.

    Quello che rende lo studio dell’armonia così pesante e minaccioso è che spesso si perde di vista lo scopo: si memorizzano sigle e concetti e ci si dimentica che non si tratta di elementi astratti, ma di strumenti che davvero ci aiutano nell’ispirazione e nella composizione di qualunque brano (e qualunque genere).

    Invece, con un approccio concreto, che lega ogni concetto alla pratica e al risultato che vogliamo ottenere, l’armonia si impara facilmente diventando divertente e piacevole. Perché ha un’utilità immediata.

  13. P
    Patrizia | 8 anni fa

    Davvero complimenti per come spieghi le cose…
    moooolto chiaro!
    C’è qualche articolo sulla stesura dei testi, oltre a quello che hai scritto qui?
    più che altro sulla metrica

    Grazie e complimenti ancora

  14. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Patrizia e grazie per l’interesse,
    sulla metrica per il momento è tutto qui. Essendo un argomento più tecnico, e che ha bisogno di molti esempi pratici, mi è più facile parlarne nel corso di composizione digitale dell’Accademia.

  15. C
    Carmine | 7 anni fa

    Ciao Susanna, post decisamente interessante. Per chi come me suona solo per diletto, non sono tanti gli articoli presenti sulla rete che indicano così bene i passaggi base su cui costruire le proprie fantasie musicali. Pagina aggiunta ai miei segnalibri …

  16. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Grazie, Carmine!

  17. R
    Roby Fantini | 7 anni fa

    Buonasera, sono un cantautore di musica leggera italiana ed ho scritto oltre 600 canzoni.
    Ho appreso molte notizie che corrispondono ai criteri di scrittura che ho sempre usato anche io in 20 anni e mi ha fatto bene leggere queste nozioni di scrittura creativa e tecnica, per confermare che i miei metodi di creazione di testi e musiche siano giusti. Buon lavoro

  18. M
    Miriam | 7 anni fa

    Mi è stato molto utile leggere questo, ma non ho capito bene come si fa il mascherone, non ho capito la funzione dei nuneri sul testo e come va applicato, potresti aiutarmi?

  19. F
    FRANCESCO MERCALDO | 7 anni fa

    Susanna bravissima,
    anch’io scrivo testi per canzoni ma mi mancano le melodie…
    per il momento cerco di seguire le regole della metrica, ma avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse sulla parte musicale.
    Potresti fare qualcosa per me… o conosci qualcuno che cerca i testi???

  20. A
    Alessandro | 7 anni fa

    @FRANCESCO sei un paroliere? che genere di aiuto ti serve? scrivimi se vuoi
    [non è possibile pubblicare indirizzi email]
    ciao!

  21. F
    Francesco | 7 anni fa

    Bravo! Mi sei piaciuto!
    Ciao!

  22. M
    Maria Restano | 7 anni fa

    Ciao ho letto e ho trovato tutto molto interessante. Io scrivo dei testi ma, come nel commento precedente, non ho il “bagaglio” necessario per abbinarvi una musica. Come procedere? Hai dei suggerimenti? Grazie!

  23. f
    federica | 7 anni fa

    Bello interessante .
    Ho letto in un minuto dall’entusiasmo creativo che da questa istruzione di come scrivere una canzone.
    Leggendo contemporaneamente cercavo rime o versi nella mia mente,
    Solo che volevo sapere, non avendo conoscenza di musica ma scrivo poesie si può comunque trovare il ritmo di una canzone conoscendo le regole metriche o poetiche.
    Grazie

  24. M
    Maurizio | 7 anni fa

    Io con la musica non c’entro niente, sono stonato come una campana e non so neanche quali siano le note, una cosa pero’ la so per certo: la musica é di gran lunga la “cosa” che più di ogni altra sa emozionarmi. Ed eccomi qui, dopo 25 anni a consumarmi gli occhi sui programmi di grafica e video, con una semplice curiosità: “e se volessi provare a scrivere una mia canzone ?”, in fondo, da “vecchio” grafico, so bene che i softwares al giorno d’oggi sono miracolosi nel semplificare la parte tecnica dei progetti…
    Susanna, un semplice grazie e grandi complimenti per il talento con cui hai sapute rendere semplice e gradevole alla lettura un argomento che “visto da fuori” appare enormemente complesso.

  25. M
    Maurizio | 7 anni fa

    Cercavo un sito per qualche spunto ma ho trovato una guida molto esauriente! Grazie mille 🙂

  26. C
    Chiara | 7 anni fa

    Ciao, articolo molto utile, potresti dirmi però le note di base alla tastiera? Grazie

  27. D
    Devil | 6 anni fa

    Complimenti per il bellissimo articolo …approfitto per fare una domanda sulla metrica …..esiste un dizionario che specifichi per ogni parola cercata se le vocali che la compongono sono iato dittongo o il trittongo? …..conosco le regole generali però risparmierei tanto tempo …. se esistesse sarebbe per me una manna dal cielo ….grazie e ancora complimenti per l articolo .
    Un saluto

  28. S
    Stefano | 6 anni fa

    Complimenti Susanna. Brava!!!

  29. M
    Maurizio | 6 anni fa

    Complimenti per l’articolo molto esaustivo e chiaro nella sua stesura.
    Vorrei chiederti se hai un suggerimento di come, uno come me che scrive per diletto, sia testi che musica, possa tutelare le proprie creazioni senza doverle depositare alla SIAE alla quale, per farlo, ci si deve iscrivere, cosa questa che non vuole fare?
    Grazie in anticipo e rinnovo i miei complimenti,

  30. m
    mara | 6 anni fa

    Ciao Susanna interessante il tuo articolo…io ho scritto molti testi..sia in rime sia semplici pensieri sia canzoni complete di strofe e ritornello…ho sempre fatto musica leggera ma da qialche anno sono iscritta in canto lirico al conservatorio….la mia domanda è la seguente..vorrei riuscire a dare una musica commerciale ed orecchiabile ai miei testi..scritti in italiano ma preferisco a dire il vero l’inglese…oltre a tutto ciò gia detto nel tuo articolo hai delle dritte in più da darmi o dei programmi facili da usare per memorizzare tutto cio che faccio….io suono anche il piano.non a grandi livelli…grazie…

  31. m
    mara | 6 anni fa

    Scusa Susanna sono sempre io Mara..altra domanda hai un programma per realizzare video musicali da consigliare?grazie

  32. v
    vito | 6 anni fa

    umh…interessante 🙂

  33. c
    capoverde | 6 anni fa

    Salve Susanna,

    sicuramente il tuo articolo chiarisce le idee a chi le ha ancora poco chiare, e aiuta molto a “rompere il ghiaccio” nell’affrontare per la prima volta la scrittura di una canzone: per questo mi complimento con te per l’aiuto che hai voluto dare a chi comincia.

    Sono ormai in vista dei 3/4 di secolo e ho giocato con la musica per molti anni prima di accorgermi di essere in grado di arrangiare e scrivere musica di qualsiasi genere; per questo mi permetto di dirti che proprio perché apprezzo il tuo lavoro mi dispiace un po’ l’uso costante di termini anglo-americani nella definizione di alcuni elementi della canzone.
    “Intro, Verse, Bridge, Chorus, Outro” sono in Italiano “Introduzione, Strofa, Stacco, Ritornello, Finale” e non sono meno rispettabili o meno musicali! Si scriveva musica in Italia e in Europa molto prima che in America…

    Certo, spesso i manuali-on-line dei vari programmi sono in Inglese, e ci si abitua a usare quei termini — e magari a qualcuno sembra anche più “in” usare l’Inglese; ma se scrivi il tuo articolo in Italiano è più corretto usare la terminologia nostrana, magari mettendo tra parentesi la traduzione Inglese per chiarezza.

    Mi permetto anche di sottolineare che per fissare velocemente un’idea musicale prima che fugga via, il modo migliore è ancora quello di buttare giù le note relative sul pentagramma!!
    Ma per farlo occorre saper identificare sùbito a mente i gradi della scala RELATIVA (maggiore o minore, a seconda del caso) che formano la melodia e i loro valori ritmici *senza toccare alcuno strumento*!
    Ci si arriva solo con molta pratica, e questo è ciò che cerco di stimolare in tutti i miei amici musicisti (uno dei quali mi ha passato il link al tuo articolo).

    Una nota a margine: la tua trascrizione di “Yesterday” non è del tutto corretta, forse l’hai presa da una delle tante “edizioni” che molti mettono in rete senza tanti scrupoli o l’hai fatta a orecchio; ma nella partitura originale (che è in Sol, ma non è questo il punto) la prima battuta della melodia ha la sillaba “yes” su una croma, “ter” e “day” su due biscrome di cui la seconda legata ad una minima seguita da una pausa di 1/4, e nella seconda battuta altra pausa di 1/4 seguita dalla scaletta di crome (“love was such an easy…”). Come puoi ben sentire, iI “sapore” musicale è un po’ diverso..!

    Un cordialissimo saluto,
    capoverde.

  34. Susanna Quagliariello | 6 anni fa

    Ciao Capoverde.

    Anzitutto grazie per la precisazione sulla trascrizione di Yesterday, che hai fatto benissimo a descrivere nella versione originale e non semplificata.

    Per quanto riguarda il resto, comprendo bene il senso del tuo pensiero, che penso sia in parte legato a quel “Sono ormai in vista dei 3/4 di secolo”. Rispondo punto per punto:

    1) “Se scrivi il tuo articolo in Italiano è più corretto usare la terminologia nostrana”.
    No, se scrivi il tuo articolo in italiano è più corretto usare la terminologia appropriata.
    In questo articolo (così come nei miei corsi) uso entrambe le versioni, inglese e italiano.
    Ma per alcune voci la versione italiana non ha davvero senso: il termine “Stacco” in luogo di “Bridge” che proponi, fa sorridere.
    Basta sfogliare un manuale di oggi, o anche solo la voce italiana di Wikipedia, per vedere che il Bridge (che al limite sarebbe “ponte”) si chiama ormai Bridge anche in italiano.

    In particolare nel mondo della musica digitale – che è il campo d’interesse di questo sito – è essenziale familiarizzare con termini in inglese, perché sono quelli che si ritroveranno nei software e nell’ambito professionale.
    È vero, come scrivi, che “Si scriveva musica in Italia e in Europa molto prima che in America”.
    Se è per questo, c’è stato anche un tempo in cui in Italia traducevamo “Louis Armstrong” con “Luigi Fortebraccio”.
    In entrambi i casi sono passati un po’ di anni, e tocca aggiornarsi.

    2) “Il modo migliore è ancora quello di buttare giù le note relative sul pentagramma”.
    No, “il modo migliore” non esiste, dipende dalle abitudini e dalla formazione del musicista.
    Di sicuro tanti troveranno più istintivo usare il pentagramma, magari perché come me hanno una formazione classica, o anche solo perché si fa bella figura a raccontarlo su internet.
    Altri come Jimi Hendrix, Eric Clapton, o i Beatles, avevano scarsa o nulla familiarità con la scrittura (e a volte con la lettura) delle note, e per loro questo metodo sarebbe stato impraticabile.
    Fortunatamente per noi, questi artisti hanno trovato altri metodi per esprimersi, i metodi che per loro erano “i migliori”.

    Grazie ancora per la precisazione e le belle parole.

  35. P
    Paolo | 6 anni fa

    Bellissimo articolo, esauriente senza tanti discorsi inutili, piacevole da leggere. Sono un musicista autodidatta anche se ho cercato di perfezionarmi frequentando il preaccademico al conservatorio. Ho sempre desiderato comporre un brano, le idee non mi mancano ma ho sempre desistito quando ho visto che mi mancava la metodica. Da poco ho iniziato lo studio del basso elettrico e devo dire che lo strumento è una fonte di ispirazione straordinaria. Leggendo il tuo articolo (scusa del tu) ho cominciato a realizzare che l’idea che scrivere una canzone può essere un traguardo raggiungibile. Ti faccio ancora i complimenti per come hai scritto l’articolo e per la tua voce che trovo stupenda. Appena riuscirò a concretizzare un brano te lo farò sapere. Ciao e grazie ancora di tutto.

  36. I
    Ilenya | 6 anni fa

    Grazie davvero per questo articolo che prende per mano chi ha qualche idea ma molte difficoltà nel realizzarla. Nel mio caso ciò che manca non sono le competenze musicali, ma quelle tecnologiche… E forse avrei bisogno di qualche collaboratore…. Chissà… Qualcuno dice che non è mai tardi per un progetto che ridà energia. Grazie!

  37. W
    Waly | 5 anni fa

    Ho scritto davvero tante canzoni,sicuramente piu di 300…diciamo che è il mio lavoro, bella guida.

  38. T
    Tomaso | 5 anni fa

    Bravissima. Chiara ed esaustiva. Mi diverto a scrivere canzoni ( testo e musica) da super dilettante e mi ha fatto piacere scoprire che inconsapevolmente lo faccio seguendo quello che è contenuto nei tuoi consigli. Il mio mascherone però è un falso inglese tipo grammelot. Mi vengono più facili sia la metrica che l’accentazione. Ancora complimenti.

  39. f
    francesco | 4 anni fa

    Ciao! Ti ringrazio per la guida semplice ed esaustiva, mi ha illuminato su tanti aspetti. Ho iniziato a scrivere da poco e sento di avere tante cose da raccontare, vivo tante cose dentro. Il mio obiettivo è far compagnia a chi legge quello che scrivo, è dire a chi mi dovesse ascoltare che non è solo, che c’è qualcuno che capisce quello che sta provando. Sono ignorante dal punto di vista musicale e non suono nessuno strumento quindi volevo chiederti e chiedere a voi come posso fare per la parte musicale, se c’è qualcuno che può fare delle melodie o comunque come posso muovermi se non ho la possibilità di produrre da solo la base.
    Grazie per la guida e grazie a chi prenderà sul serio la mia richiesta

  40. Susanna Quagliariello | 4 anni fa

    Grazie Tomaso.
    Il tuo falso inglese va benissimo!
    Il senso del mascherone è quello di riprodurre (e comunicare a chi scrive i testi, se diverso dal compositore) il più esattamente possibile la metrica implicita della musica. Quindi vanno bene anche i nonsense e i grammelot.

  41. P
    PIERO PASTORE | 4 anni fa

    Ho scritto un arrangiamento di un vecchio motivo musicale jazzistico però quando 3 giorni dopo l’ho cercato nella sequenza temporale non l’ho più trovato, mentre 2 giorni prima era visibile. Cosa debbo fare per riuscire a rivederlo?

  42. L
    Libero | 3 anni fa

    Ciao Susanna, io mi diletto da qualche anno a scrivere musica, e sto imparando a suonare la tastiera prendendo lezioni di musica da un insegnante.
    Vorrei sapere, di solito quando inizio a comporre mi trovo sempre a farmi la stessa domanda: “FORSE DOVREI AGGIUNGERE ALTRE TRACCE?”.
    Forse sembra una domanda stupida, ma di solito quante tracce occorrono per un brano?
    Lo so che dipende dai generi musicali, ed è una cosa sogettiva, ma in linea di massima, più o meno, quante ne occorrono?

  43. D
    Davide | 3 anni fa

    Salve Susanna,
    La mia domanda è piuttosto semplice:
    se non canto la linea vocale, sia essa con testo o mascherone, posso comunque scriverla e renderla comprensibile ed efficace per un cantante o paroliere suonandola semplicemente al piano o con qualunque altro strumento? O devo necessariamente cantarla in un modo o in un altro?

    Grazie

  44. Susanna Quagliariello | 3 anni fa

    Ciao Davide. Puoi sicuramente usare il piano per indicare la linea melodica.
    Con un po’ di attenzione alle durate riuscirai senza problemi a indicare il testo che ti serve. Se poi fornisci anche l’audio della parte del piano sarà ancora più facile per il tuo paroliere capire lo schema di accenti che desideri.

  45. D
    Davide | 3 anni fa

    Grazie!!!!

  46. D
    Danilo | 2 anni fa

    Ciao Susanna , complimenti per prima cosa , pubblichi cose davvero interessanti. Vorrei sapere una cosa riguardo alla produzione di colonne sonore e cioè per esercitarsi alla creazione di colonne sonore , basta caricare qualsiasi filmato senza audio , o esiste qualche piattaforma in cui offrono già spezzoni di video e immagini in cerca di colonne sonore ? Grazie 🙏☺️

  47. S
    Stefania Argento | 1 anno fa

    Ho letto molto attentamente il Tuo articolo, cara Susanna, perchè ho da qualche anno deciso di cimentarmi a comporre musica da quasi auto-didatta … (dopo una vita da studente e concertista amatoriale) per essere stata rifiutata, senza motivo, in un noto Conservatorio Italiano. Be’… in realtà sono diplomata in pianoforte, ma intendevo laurearmi anche in Composizione e Direzione di Orchestra… invece ora mi “arrangio” da sola, perdona la involontaria barzelletta :-D. Il Tuo articolo è impeccabile e la Musica è un’arte generosa … diciamo che la realtà musicale è ben più complessa. Ma hai reso l’idea. Un solo appunto: non ho gradito molto i paragrafi sull’accompagnamento elettronico… diciamo che hai saltato parecchi argomenti. Comunque, brava: di musica non si insegna mai abbastanza. Il solo, vero ed unico problema è che la musica di qualità È POCA e sinceramente il panorama musicale italiano e internazionale, secondo me, è molto deludente, specie per la musica pop. Il rap è una moda passeggera e una bella melodia DI SUCCESSO, è difficilissima da comporre… lì serve “il genio” e tanto studio. Giuseppe Verdi era diplomato in Conservatorio a Milano nel secolo XIX … diversamente, “sono solo canzonette” e “formulette magiche”… sinceramente “lasciano il tempo che trovano”. Se i giovani non studiano più la musica… è perchè sono venuti meno gli IDEALI, QUESTO È IL PROBLEMA. Comporre unicamente per denaro, non produce capolavori. sa

Dubbi o domande? Lascia un commento qui! (Non rispondo a messaggi privati su Facebook o altri social.)

    Inserisci un nome e scrivi il tuo commento. Non apparirà subito, vengono approvati manualmente.
css.php