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Guida all’orchestrazione virtuale MIDI

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di Susanna Quagliariello
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Guida all'orchestrazione per musicisti MIDI

Questa guida all’orchestrazione virtuale ti spiega, con schemi grafici e esempi audio, la struttura di un’orchestra con particolare attenzione a come rendere realistica e credibile l’orchestrazione di un brano con virtual instruments:

  • cos’è l’estensione di uno strumento
  • come dare realismo agli strumenti virtuali
  • di quali strumenti si compone un’orchestra
  • i ruoli principali di ogni strumento nella musica da film

A cosa serve questa guida all’orchestrazione virtuale

Questa guida è rivolta principalmente a chi compone musica digitale e adopera sample library e virtual instruments.

Cerca di rispondere a domande come: Quali e quanti strumenti devo usare per un brano che suggerisca tensione in un film horror? Quale strumento potrebbe suonare bene con una Viola in un passaggio melodico?

Il problema principale per chi si avvicina all’orchestrazione virtuale è di pensare che la melodia suonata sulla tastiera MIDI possa essere assegnata a qualunque strumento.

È proprio per questa assenza dei limiti umani e strumentali che alcune performance virtuali suonano fasulle, anche usando le migliori library orchestrali sul mercato.

Insomma: sembrano sempre un pianoforte col suono di un altro strumento.

Con questa guida vorrei proprio insegnare come evitare questo genere di errori e somigliare il più possibile a una composizione scritta per un’orchestra vera.

Che è poi il “segreto” essenziale per dare realismo a una composizione orchestrale virtuale.

Per questo motivo la guida dà più risalto agli strumenti meno comuni e questo ti aiuta nella composizione e nell’arrangiamento di brani interessanti e che suonano più interessanti rispetto al solito pezzo “archi a sostegno, melodia di ottoni e percussioni in overdrive senza freno”.

Perché praticamente tutti conosciamo archi e ottoni, ma le cose cambiano con gli strumenti musicali legati alla tradizione classica: che parte dovrei assegnare al Controfagotto? E all’Oboe?

È più difficile trovare questi strumenti nelle composizioni di chi inizia, e specialmente dei compositori digitali, eppure sono impiegati diffusamente nelle colonne sonore dei film per creare ogni genere di texture musicale.

Orchestra sinfonica di Auckland

Altro obiettivo di questa guida è permettere di ottenere un suono più realistico. E questo non si ottiene con library migliori, o un maggior lavoro sui Control Change MIDI (per quanto siano cose importanti).

Lo si ottiene rendendo più interessante la composizione, più esatto l’arrangiamento e soprattutto imitando da vicino come suona un’orchestra vera: il nostro unico punto di riferimento.

Per imitare gli strumenti orchestrali basta impararne alcune caratteristiche fondamentali, e vedrai che con poco sforzo i brani acquisteranno un suono più realistico e coinvolgente.

La guida è rivolta sia a chi non conosce gli strumenti dell’orchestra classica che a chi vuole approfondire il loro impiego nella creazione di atmosfere con gli strumenti MIDI.

Lo scopo non è parlare di strumenti e arrangiamenti nel senso tradizionale del termine, ma solo del loro impiego pratico nel mondo dei sequencer.

Per alcune nozioni di teoria faccio riferimento al classico Principi di Orchestrazione di Nikolai Rimsky-Korsakov, ma semplificando e adattando tutto alla pratica delle DAW e dei sampler oltre che alla mia esperienza diretta.

Per ciascuna famiglia di strumenti riporto un elenco delle caratteristiche più importanti per un compositore digitale:

  • Cenni sulla struttura dello strumento reale, per capire in che modo produce il suono e come questo influenza la composizione MIDI;
  • Il numero di esecutori dello strumento in un’orchestra classica, per capire la proporzione di Archi, Ottoni, Legni e Percussioni da usare nel progetto di un sequencer;
  • Il timbro. Ogni strumento ha una sua sonorità, legata spesso a idee e sentimenti precisi. Sapere che uno strumento ha un timbro dolce, o aggressivo oppure dark ti aiuta a capire quali strumenti impiegare per suggerire idee precise.
  • Le atmosfere per cui viene usato (scene d’azione, momenti lirici, romantici…);
  • Le combinazioni più frequenti, cioè a quali altri strumenti viene in genere associato per creare determinati effetti;
  • La sua estensione, cioè l’insieme delle note che quello strumento può produrre. È un concetto sul quale vale la pena di spendere qualche parola in più.

Cos’è l’estensione di uno strumento

Uno strumento reale può produrre solo un insieme ristretto di note.

L’estensione (range, in inglese) indica proprio l’intervallo tra la nota più grave e la nota più acuta che uno strumento musicale può suonare.

Se dico che il Violino ha un’estensione G2-C6 intendo dire che può produrre suoni che vanno dal G (Sol) della seconda ottava al C (Do) della sesta ottava.

Ma un compositore completamente digitale non avverte sempre questo limite: ci sono raccolte di strumenti virtuali che ti permettono di caricare i sample di un Flauto e suonare qualsiasi nota con quel suono.

I risultati sono spesso pessimi, sia in termini di resa del suono che di verosimiglianza, e suonano falsi anche a un orecchio non esperto.

Anche senza arrivare a questi estremi, la grande maggioranza delle library (anche costose, anche molto popolari) è campionata non cromaticamente, per toni interi, e qualche volta con intervalli ancora più ampi.

Da questo alle “licenze artistiche” dei produttori, che estendono il range di qualche strumento oltre quello che hanno effettivamente campionato, il passo è breve. E nuovamente può dare una falsa impressione a chi ha esperienza soltanto di sample library.

Non c’è purtroppo una regola assoluta da dare, se non quella di informarsi bene, anzi benissimo, sulle caratteristiche delle proprie library e poi cercare di mantenere ogni strumento all’interno del range più autentico.

Rendere realistici gli strumenti virtuali

Rispettare l’estensione di tutti gli strumenti che usi è fondamentale per creare performance realistiche.

Il concetto di estensione si applica anche alla voce umana: è così che distinguiamo un Soprano, che canta note altissime, da un Basso, che canta solo le note più gravi.

Questa ripartizione del coro – Soprano, Contralto, Tenore e Basso – si applica per similitudine alle famiglie orchestrali, e per gli strumenti dell’orchestra valgono gli stessi principi della scrittura corale (e in generale della composizione).

Per questo diciamo che la tromba e il violino sono il soprano delle rispettive famiglie, mentre la viola è il contralto degli archi e così via.

In questa guida le estensioni sono espresse anche graficamente, con una tastiera di pianoforte nella quale sono evidenziate le note che fanno parte del range dello strumento.

Il range degli strumenti nelle diverse library di sample

Il range però non è qualcosa di assoluto: ci sono casi nei quali può variare in base alla bravura dell’esecutore (un violinista professionista raggiunge delle note più acute rispetto ad un violinista alle prime armi) o in base alle caratteristiche di uno strumento specifico (esistono Contrabbassi con cinque corde che raggiungono note più basse di quelli con quattro corde).

Per tutti questi motivi, manuali e siti internet di orchestrazione indicano a volte range parzialmente diversi per uno stesso strumento.

Prendi ad esempio un testo classico come Lo studio dell’orchestrazione di Samuel Adler e confrontalo con la sezione Vienna Accademy del sito della Vienna Symphonic Library, o col manuale allegato alla Halion Symphonic Orchestra: i limiti a volte variano di qualche nota, ma sono comunque utilissimi come punto di riferimento dal quale sai che non potrai discostarti troppo.

I range indicati in questa guida sono indicativi, ma ragionevolmente accurati come riferimento per una buona orchestrazione.

Che cos’è il registro di uno strumento

Il suono di uno strumento, in genere, non ha lo stesso timbro in tutto il range, ma cambia carattere a seconda che le note siano nella parte bassa del range (registro basso) media (registro medio) o alta (registro alto).

Un esempio: il range di una Tromba va da E2 a F5.

Estensione della tromba

Estensione della Tromba

Prova a caricare questo strumento nel tuo sequencer e a suonare qualche nota. Ti accorgerai che le note più alte hanno il caratteristico timbro squillante che conosciamo.

Ora, suona una nota compresa nel limite basso dell’intervallo, per esempio da E2 a B2: probabilmente il suono non ti sembrerà più così squillante, ma piuttosto riflessivo, quasi misterioso.

In questo caso, allora, diciamo che il registro basso della Tromba ha un carattere riflessivo, mentre il registro alto (le note più vicine a F5) è squillante e potente.

Scendere nei dettagli del perché esula dai limiti di questa guida, in estrema sintesi, ogni strumento produce una diversa serie di ipertoni posti sopra alla frequenza fondamentale (cioè a quella della nota suonata) e seguendo una disposizione ben precisa, quella della “serie armonica”.

Sono questi armonici a creare il timbro, che è molto diverso per ogni strumento e varia in modo significativo anche all’interno dei diversi range dello stesso strumento.

Quando parleremo di range basso, medio e alto (e per certi strumenti avremo anche un quarto registro, quello altissimo), parleremo quindi dell’altezza relativa delle note all’interno del range.

Ma anche, necessariamente, della qualità del suono che quel range può esprimere e che varia di strumento in strumento.

La notazione musicale internazionale

La musica ha sempre parlato in italiano.

Sono italiane le indicazioni di dinamica (piano, fortissimo, crescendo…), di tempo (Allegro, Moderato…), delle articolazioni (staccato, sul ponte, pizzicato…). Insomma: quasi tutto il vocabolario della musica classica parla la nostra lingua.

Nella musica digitale, però, ci troveremo a parlare più spesso in inglese. Tutto ciò che riguarda il software (i comandi, le operazioni, i controlli) si indica con nomi inglesi.

E in inglese sono i siti di news e gli eventi di musica digitale più importanti.

Anglosassone è anche il sistema di notazione usato ormai in tutto il mondo e che trovi di default nel tuo sequencer.

È il sistema che usa le lettere dell’alfabeto partendo dal La: A B C D E F G invece di La Si Do Re Mi Fa Sol, con i numeri a indicare il numero di ottava.

Quindi F4 è il nome del Fa della quarta ottava, G1 indica il Sol della prima ottava, e così via.

Anche questa guida usa la notazione anglosassone, e tutti i termini che riguardano la musica digitale (virtual instruments, range, library, expression…) sono quelli usati in tutto il mondo, non quelli conosciuti solo nel nostro Paese.

Le famiglie di strumenti dell’Orchestra

L’orchestra classica è divisa in quattro sezioni:

    • Archi
    • Legni
    • Ottoni
    • Percussioni

Ciascuno di questi gruppi ha delle caratteristiche distintive, un certo numero di strumenti impiegati, una disposizione diversa sul palco. Vediamo le caratteristiche principali da imitare per sfruttare a pieno le nostre library di strumenti virtuali e comporre dei brani realistici.

Gli Archi (Strings)

I sample per archi sono tra i più diffusi sul mercato, visto l’uso intenso che se ne fa nella musica orchestrale.
La famiglia di archi consiste di:

  • Violino
  • Viola
  • Violoncello
  • Contrabbasso
Disposizione degli archi nell'orchestra.

Disposizione degli archi nell’orchestra.

Tradizionalmente, l’importanza della sezione degli archi risiedeva (oltre che nella straordinaria estensione e nella varietà dinamica) anche nella possibilità di suonare più note contemporaneamente, cosa preclusa ad altri strumenti (pensa al flauto, ad esempio).

Nel mondo dei sintetizzatori e degli strumenti virtuali limiti del genere non sono più sentiti, ma gli Archi continuano ad avere un posto speciale nelle colonne sonore di film e video, e questo grazie al fatto che sono uno strumento espressivo impareggiabile.

Sono infatti il gruppo orchestrale con il numero più alto di articolazioni, cioè di modi in cui uno stesso strumento può essere suonato (legato, staccato, spiccato, portamento, marcato…) e con una varietà dinamica che spazia dal pianissimo al fortissimo, e include diminuendo, sforzando, morendo e così via.

Per questo, come probabilmente ti sarai già accorto, nelle library di livello medio o professionale il numero di sample dedicato agli archi è sempre maggiore di quello di tutti gli altri gruppi.

Per fare un esempio pratico: prendi l’edizione Hollywood Orchestra della EastWest/Quantum Leap, i sample di Archi, le Hollywood Strings praticamente occupano più spazio su disco di Ottoni, Legni e percussioni messi insieme.

Lo stesso vale per l’altra grande raccolta di library professionali, la VSL (Vienna Symphonic Library), dove le “strings complete” volano sopra i 500 gigabyte. Metà esatta dello spazio occupato da tutto il “Super Package” che oltre a ottoni legni e percussioni include anche cori, pianoforti, percussioni jazz e strumenti rari.

Questo perché per riprodurre tutti i modi in cui un Violino può suonare una nota c’è bisogno di molti più campioni (e quindi spazio su disco) di quelli che servono per una Tromba o dei Timpani.

Non è una gara, non è un primato. Tutti gli strumenti servono all’Orchestra.

Queste considerazioni sono solo per focalizzare l’attenzione del compositore digitale sul fatto che suonare gli archi è impegnativo.

E scrivere per archi lo è altrettanto. Quindi, mai library “ensemble” (come Albion o Da Capo o tante altre) se intendiamo comporre un brano che abbia personalità e una ragionevole speranza di realismo.

Struttura e formazione degli Archi

Tutti gli Archi hanno la stessa struttura: 4 corde sospese su una cassa di risonanza di legno.

L’altezza di una nota è determinata dalla lunghezza e dallo spessore della corda che vibra, mentre il corpo di legno amplifica il suono risultante.

Per cambiare nota, il musicista preme la corda sulla tastiera (ossia la parte superiore del manico dello strumento) cambiando la lunghezza della corda vibrante, e in questo modo aumenta o diminuisce l’altezza delle note che suona con l’arco.

La varietà espressiva degli Archi deriva proprio da questo: il musicista può muovere l’arco e la mano sulla tastiera in tanti modi diversi (pizzicando le corte oppure premendole a lungo, grattando con l’arco in modo brusco o al contrario muovendolo piano e lentamente…) generando un numero sterminato di articolazioni.

All’interno di un’orchestra classica troviamo in genere questa formazione. Tra parentesi trovi il numero di strumenti in un’orchestra di medie dimensioni:

  • Primi Violini (12)
  • Secondi Violini (10)
  • Viole (8)
  • Violoncelli (6)
  • Contrabbassi (da 4 a 6)

Nelle orchestre più grandi, il numero dei Primi Violini può arrivare a 20 o a 24, e gli altri Archi vengono aumentati in proporzione.

Come regola generale, il suono degli Archi si abbina benissimo a quello dei Legni: prova a far suonare insieme una Viola e un Fagotto e ti accorgerai di come il risultato sia un suono uniforme e pastoso.

Violino

Il Violino è lo strumento più usato per le parti melodiche affidate agli Archi.

Il registro basso ha un caratteristico timbro caldo, e acquista intensità mano a mano che sale al registro alto.

Tradizionalmente, il Primo Violino nell’orchestra è quello che conduce la melodia, mentre il Secondo suona la parte armonica.

Un altro impiego molto comune è quello di far suonare Primo e Secondo Violino all’unisono, per i passaggi più forti e altisonanti, oppure distanziati di un’ottava per un effetto più cupo.

In un passaggio particolarmente drammatico puoi usare il Primo Violino per suonare la melodia, il Secondo Violino che suona le stesse note ma un’ottava in basso e la Viola all’ottava ancora inferiore.

Chiaramente questa è un’orchestrazione estremamente semplicistica, ma imporsi dei binari da seguire – per quanto siano elementari – è un primo passo verso il realismo.

Range. Il limite basso per il violino è il G della seconda ottava (G2), mentre il limite superiore è più variabile. In genere l’estensione termina all’altezza del C6, ma un singolo esecutore può estendere questo limite anche di una quinta o più, arrivando cioè a G6 o (poco) oltre.

Il range coperto dal Violino.

Viola

La Viola ha una cassa armonica più larga del Violino e un range più ridotto.

La larghezza maggiore della struttura conferisce anche un suono più cupo e riflessivo rispetto a quello del violino, anche suonando le stesse note.

Viene spesso utilizzata per accompagnare con un controcanto altre melodie e suonare voci armoniche.

Nelle orchestre, i violisti sono un po’ tormentati da scherzi del tipo “violinisti che non sono abbastanza agili”.
Ma in realtà la viola è uno strumento straordinario, ricco e espressivo – i violisti come sezione o un assolo di viola, messi in risalto, possono cambiare un brano ordinario in uno che lascia stupiti.

Come compositori, quindi, cerchiamo di sfruttare di più la Viola. E di mettere più spesso questo strumento in ruoli di primo piano. I risultati sono subito eleganti e suggestivi.

Il range va dal C2 al D della quinta ottava.

L'estensione della Viola

Violoncello (Cello)

Ha un range molto ampio e per questo motivo può essere usato per vari ruoli.

Il range più basso si usa in genere per dare una base armonica agli archi, mentre quello più alto ha un carattere brillante e intenso, adatto anche alla melodia.

Range: il range del violoncello va dal C della prima ottava al C# della quinta.

Un intervallo così ampio gli permette di accompagnare la maggior parte degli strumenti orchestrali. Molto diffuse le combinazioni con l’Oboe nel registro più alto e col Fagotto nel registro più basso.

L'estensione del Violoncello (Cello)

Contrabbasso (Double bass, Contrabbass, Bass)

Il Contrabbasso è usato per sostenere la parte più bassa del registro dell’orchestra, un’ottava sotto quella del Violoncello. Può creare delle cupe atmosfere dark ed è perfetto per quelle lugubri.

Range: Il Contrabbasso è lo strumento ad arco di dimensioni maggiori e quello con il range più ristretto: dalla E0 (esteso nella maggior parte delle library fino a C0) a C3.

Il range coperto dal Basso.

Gli Ottoni (Brass)

Gli Ottoni sono caratterizzati da un intervallo dinamico molto vasto, perfetto per un gran numero di generi di colonne sonore, da quella romantica a quella d’azione.

Come regola generale, il suono di un ottone diventa più brillante man mano che ci si avvicina al registro più alto, più cupo quanto più si raggiungono le note basse.

Tienine conto: se ad esempio stai scrivendo la parte del Trombone per una scena di tensione, fai in modo da fargli suonare note nella parte bassa del suo range e otterrai un’atmosfera più sinistra.

Gli Ottoni passano molto velocemente dal piano al forte e viceversa. È una caratteristica molto sfruttata specialmente nelle parti ritmiche.

Prendi una tipica scena del film di azione: spesso a dare il senso del ritmo incalzante, oltre alle percussioni, c’è un trombone che accenta una nota suonandola più forte di quella immediatamente precedente e di quella successiva.

Sono strumenti dotati di una sonorità molto potente, la più forte dopo quella delle Percussioni. Questo è il motivo per cui occorre una certa attenzione nell’usarli con equilibrio, per evitare che sopravanzino di troppo il resto dell’orchestra.

Caratteristiche particolari degli ottoni

Un’altra caratteristica degli Ottoni è che le note del range più alto posso essere prodotte solo soffiando forte nell’imboccatura dello strumento e controllando molto attentamente il flusso d’aria con le labbra.
Questo significa che ad una certa altezza le note possono essere suonate in piano o pianissimo solo con difficoltà.

Per rendere realistico il nostro brano dovremmo quindi fare attenzione a non scrivere in pianissimo una Tromba che suona nel suo registro più alto, visto che in un’esecuzione dal vivo questo non sarebbe possibile con quella perfezione inevitabile quando si usano i sample.

Sono accorgimenti che potrebbero sembrarci troppo sottili per essere notati.

In realtà anche un orecchio non allenato riconosce istintivamente particolari del genere, e capisce che c’è “qualcosa di sbagliato” nella composizione, pur senza sapere esattamente cosa.

Avvicinati il più possibile al modo in cui i musicisti suonano gli strumenti veri e raggiungerai grandi risultati in termini di realismo.

Ottoni con la sordina

Gli Ottoni possono esser suonati anche con le sordine, che sono dispositivi di metallo, gomma o altri materiali che modificano il timbro dello strumento.

In piano la sordina produce un suono più ovattato, in forte conferisce un carattere più intenso al suono.

Nelle library di virtual instruments sono quindi presenti, in genere, sample specifici di Ottoni suonati con sordina (anche se, di solito, si tratta della sola sordina orchestrale; nella musica da film fanno spesso incursione le tante sordine della musica Jazz e pop).

L’ampiezza della sezione degli Ottoni può variare molto. Una piccola orchestra da camera può includere anche solo un Corno Francese, mentre una grande orchestra wagneriana avrà non meno di 20 ottonisti.

Una tipica sezione di ottoni si compone di:

  • Tromba (3);
  • Corno Francese (4);
  • Trombone (3);
  • Tuba (1).
Disposizione generica degli ottoni in un'orchesta

Disposizione generica degli ottoni in un’orchesta

Tromba (Trumpet)

È il soprano degli ottoni, la voce più alta, alla quale viene spesso affidata la melodia del brano.

Il suo timbro è inconfondibile per brillantezza e chiarezza, ma nel registro più basso assume un carattere più morbido e misterioso se viene suonata in piano.

Le Trombe si abbinano molto spesso ai Legni, ma in questo caso i Legni dovranno suonare a un volume sostenuto e in un registro alto per competere con la potenza del suono.

Un altro abbinamento molto piacevole e interessante della Tromba è quello con la Viola.

La Tromba è l’ottone più conosciuto e usato, sia nella formazione orchestrale che in generi come il jazz o il pop.

Per questo è particolarmente importante ricordare il limite spiegato prima: un musicista vero non potrebbe suonare le note del registro alto in pianissimo con la scioltezza di una sample library.

Ricordiamoci di rispettare questi limiti nelle nostre composizioni.

Range: Il range della tromba si estende dall’E della seconda ottava all’F della quinta.

Estensione della Tromba

Corno francese (French Horn)

Il Corno è uno strumento estremamente affascinante, con un timbro che è una via di mezzo tra la dolcezza dei Legni e il carattere brillante tipico degli Ottoni.

È per questo motivo che nell’ordine di una partitura orchestrale si trova per primo tra gli ottoni, anche se la tromba sarebbe il soprano della sezione. Serve a rimarcare la sua vicinanza con i legni (che si trovano appunto sopra gli ottoni).

Per questo motivo le possibili combinazioni con gli altri fiati sono numerose: con il Clarinetto nel registro alto, col Fagotto nel basso, con gli altri Ottoni per ottenere un suono più pastoso e vellutato.

In termini di intensità sonora, è il meno potente fra gli Ottoni. Tieni presente questa caratteristica per bilanciarne la potenza rispetto agli altri strumenti della stessa sezione.

Condivide con la tuba la forma conica allargata e la proiezione indiretta del suono, entrambe cose che li rendono un’accoppiata efficace.

È uno degli strumenti più importanti nell’orchestra moderna, come spiego nella guida su come comporre musica da trailer. In qualche caso troviamo un numero esagerato di corni nella “grande orchestra”, ma il numero magico, standard, è di 4 corni.

Il corno è uno strumento traspositore, ma in partitura è abitudine che non venga segnato nulla in chiave.

Range: C1 – A4.

Il range coperto dal Corno francese.

Esistono poi varianti, come il Triple Horn e il Descant Horn, che estendono il registro acuto. Difficilmente li ascoltiamo perché richiedono esecutori specializzati e anche gli strumenti non sono economici.

Nel caso di un’incisione orchestrale standard, commerciale, scrivere parti per Descant è sempre un costo extra (e talvolta un azzardo). Più o meno lo stesso vale per le sample library, dove trovi raramente questi strumenti (Cinesamples ha un Descant Horn, piacevole, mentre VSL offre un Triple Horn Yamaha).

Trombone

Il Trombone ha un registro più basso dal suono cupo e minaccioso, perfetto per sottolineare scene dall’atmosfera tesa.

Nel registro alto, invece, diventa brillante e pieno di vita. Prova a caricare un sample di Trombone nel tuo sequencer e a farlo suonare in forte e con note in staccato: ti darà subito l’idea di una marcia trionfale.

Il Trombone viene usato in genere per la parte armonica del brano, più raramente in Solo.

Tutto un capitolo poi sarebbe da dedicare al trombone suonato in modo più jazzy, qualcosa che fa parte a pieno titolo delle colonne sonore di qualità ma che è difficile trovare nelle sample library orchestrali.

È possibile simulare qualche effetto agendo sul pitchbend, ma non ha la stessa ricchezza espressiva di una incisione dedicata.

Un modo molto diffuso di creare un suono pieno e vigoroso è quello di combinare i Tromboni con il Fagotto o con gli Archi che suonano nel registro più basso.

Di scarsa efficacia, invece, è l’abbinamento del trombone con i Legni che suonano nel registro più alto. Qui torna in gioco la serie armonica e come si sovrappone il timbro di questi strumenti.

Range: E0 – E4.

L'estensione di note del Trombone

L’estensione di note del Trombone

Tuba

Se visualizziamo l’estensione degli strumenti sulla tastiera di un pianoforte, vedremo che la Tuba occupa la parte più bassa, verso il limite di sinistra.

Meno agile del Trombone, è comunque molto utilizzata per la bellezza e la potenza delle sue note più basse.

Così come il Contrabbasso negli Archi e il Controfagotto nei Legni, la Tuba è in genere usata per doppiare un’ottava in giù la linea di basso del gruppo a cui appartiene.

Questo significa, semplificando, che in genere suona la nota più bassa di un accordo. Il suono grave, deciso e ruvido, ne fa uno strumento ottimo per “riempire” il suono di un pezzo dando forza alla parte bassa dell’armonia.

In realtà la tuba è uno strumento che può dire tanto e anche assumere un ruolo da protagonista, anche se non è una scelta consueta.

Facci caso: spesso, specie per chi è alle prime armi con gli strumenti dell’orchestra classica, la tentazione è quella di usare tantissimi Archi (soprattutto i Violini, che sono gli strumenti orchestrali che ci sono più familiari).

Il risultato è che i brani sono sbilanciati verso le frequenze più alte, verso i suoni più acuti.

In casi come questo, l’impiego di uno strumento come la Tuba può aiutare a bilanciare le sonorità del nostro pezzo.

Range: il range della Tuba va dalla B dell’ottava -1 alla E della terza ottava.

Intervallo di note coperto dalla Tuba

Intervallo di note coperto dalla Tuba

I Legni (Woodwinds)

I Legni sono in genere gli strumenti a fiato meno familiari a un musicista digitale che non abbia una formazione classica alle spalle.

Questo perché, mentre siamo abituati a sentire Ottoni come la Tromba o il Trombone anche nella musica moderna (pensiamo alle formazioni jazz, o a molti pezzi pop), i Legni – clarinetto a parte – sono decisamente più legati al repertorio classico o a quello delle bande musicali.

È quindi plausibile che – a parte il Flauto, che tutti conosciamo – tu non abbia mai sentito parlare del Controfagotto o del Corno Inglese.

Niente paura! Anche solo ascoltando qualche campione della tua library potrai renderti conto di quanto sia affascinante un suono come quello dell’Oboe o del Fagotto, e di quanto i Legni possano contribuire a creare atmosfere avvolgenti nelle colonne sonore di un film o di un video.

Esploriamone alcune caratteristiche.

La struttura dei Legni è simile a quella degli Ottoni: il suono viene prodotto soffiando nello strumento, e la lunghezza della colonna d’aria, determinata dai fori aperti o chiusi, determina l’altezza della nota suonata.

Come per gli Ottoni, le note più alte sono prodotte soffiando forte, e quindi anche lavorando con i nostri sequencer dovremmo usare il registro più alto preferibilmente a un volume deciso.

Un altro limite col quale chiunque suoni uno strumento a fiato si trova a fare i conti è il il respiro.

Dare realismo ai virtual instrument di legni

Avendo a che fare con virtual instruments non sentirai certo il bisogno di far respirare il tuo musicista virtuale, ma dovresti comunque evitare di scrivere un lungo passaggio per strumento a fiato in cui le note sono legate una all’altra per troppo tempo.

Perfino un orecchio non esperto potrebbe avvertire, anche solo inconsapevolmente, che la performance è falsa.

Perciò nelle parti dei fiati – specialmente se si tratta di assoli, durante i quali tutta l’attenzione è concentrata sull’esecuzione del flautista o del trombettista – poni sempre delle pause per far “respirare” il tuo esecutore virtuale.

Sono sufficienti brevi stacchi tra una nota e l’altra ogni tanto, il tempo che occorrerebbe a uno strumentista vero per prendere fiato e poter soffiare di nuovo nello strumento.

Il timbro dei Legni cambia moltissimo a seconda del registro alto, medio, o basso, tanto che possono essere considerati come più strumenti in uno.

La sezione dei Legni si distribuisce a ventaglio partendo dal centro dell’orchestra, subito dietro agli Archi. E in effetti proprio con gli archi sono spesso combinati, per aumentare la potenza del loro suono senza farlo diventare aspro.

Disposizione dei legni nell'orchestra.

Disposizione dei legni nell’orchestra. La posizione dell’ottavino coincide con quella del flauto. Arpa e pianoforte non sono legni ma spesso vengono disposti come nello schema.

Il suono che ne deriva, vario e ricco di articolazioni, ricorda molto la voce umana.

Sfrutta questa caratteristica: ad esempio, se stai scrivendo un tema musicale associato a un personaggio specifico, potrebbe essere una buona idea affidare la melodia a un Flauto o a un Oboe, come a far parlare lo strumento.

Le dimensioni di questa sezione variano molto. Gli strumenti che ne fanno parte sono:

  • Ottavino (Piccolo, in inglese);
  • Flauto;
  • Oboe;
  • Corno Inglese;
  • Clarinetto;
  • Clarinetto Basso;
  • Fagotto;
  • Controfagotto.

Una piccola sezione di legni includerà:

  • 1 Flauto
  • 1 Oboe
  • 1 Clarinetto
  • 1 Fagotto

Più frequentemente, in una orchestra di normali dimensioni, abbiamo 2 o 3 flauti, 2 o 3 clarinetti e 2 oboe.

Spesso possiamo decidere, ad esempio, che uno dei 3 flautisti suoni il piccolo invece che il flauto. Oppure che un clarinettista usi clarinetto basso.

È anche assolutamente normale che lo stesso strumentista suoni più di un tipo di strumento. In particolar modo in certa musica per i media, dove spesso le orchestrazioni non sono molto sofisticate, l’organico dell’orchestra può non comprendere oboe o controfagotto.

Quindi, per motivi di costo si può scegliere – ad esempio – che uno strumentista passi a suonare uno di questi strumenti.

A causa della loro potenza sonora ridotta rispetto a quella degli ottoni e anche del gran numero di archi, è importante tenere conto del numero ridotto di strumentisti in una incisione standard.

Questo specialmente quando ci si trova a usare – in pieno candore – virtual instrument come i woodwind ensemble di SoundIron (distribuiti da Native Instruments) che propongono una sezione di dimensioni assolutamente anomala. Può essere quello che cerchiamo, oppure può peggiorare la plausibilità del risultato.

Ottavino (“Piccolo”)

L’Ottavino, (“Piccolo”, in inglese da “flauto piccolo”) suona un’ottava più in alto del Flauto. Il registro basso, se suonato in piano, ha un carattere perfetto per scenari misteriosi; il registro medio e quello basso sono più adatti a condurre una melodia.

Range: il range dell’Ottavino si estende nella parte più acuta delle partiture orchestrali, coprendo l’intervallo che va da D4 al C più acuto.

L'estensione dell'Ottavino

L’estensione dell’Ottavino

Flauto

Il Flauto è lo strumento agile per antonomasia. Pochi altri strumenti riescono a eguagliarne la prontezza di risposta. Sfrutta questa caratteristica con il tuo flauto virtuale, affidandogli passaggi velocissimi e brillanti.

Proprio per la sua agilità, nelle library di strumenti virtuali sono spesso presenti i “fast run” di Flauto, cioè campioni con esecuzioni rapidissime di note.

Grazie al suo suono dolce e ricco, il Flauto viene usato spesso in Solo nei passaggi lirici (pensa a un motivo struggente e romantico).

Puoi sfruttare il Flauto nel suo registro basso, che ha un suono un po’ meno potente degli altri ma comunque pieno, in quello medio, perfetto per condurre la melodia, o in quello alto, che è quello più brillante e viene usato spesso in combinazione con altri Legni o per aggiungere brio al suono degli Archi.

Un flautista vero può alternare frequentemente note tenute e “fast run”, quindi possiamo usare entrambi anche in passaggi veloci senza temere di realizzare un’esecuzione impossibile o poco realistica.

Visto il carattere dolce del timbro del Flauto, fai attenzione all’accompagnamento: se hai un Flauto che suona in Solo, l’accompagnamento dovrà essere leggero, per fare in modo che la parte solista si stacchi bene dal resto.

Una soluzione molto usata è quella di far suonare la melodia a Flauti e Violini insieme, con i Flauti che suonano un’ottava sopra.

Range: Il range del Flauto va da B2 a A#5.

L'intervallo di suoni coperto dal flauto

L’intervallo di suoni coperto dal flauto

Oboe

Dal suono nasale e penetrante, l’oboe è molto usato per passaggi suggestivi e per eseguire melodie in Solo.

Le note del registro più basso hanno un carattere malinconico.

Un impiego classico dell’oboe è quello del dialogo con altri Legni: brevi frasi suonate alternativamente da due o più strumenti, come in un botta e risposta fra due persone.

Le note più basse hanno un carattere un po’ greve, e per questo vengono in genere usate nelle atmosfere più crude o tribali. L’ideale per la melodia è il registro medio, che ha un carattere molto dolce.

Via via che si sale nel registro alto il suono si fa progressivamente più sottile e delicato, adatto ai passaggi musicali più delicati.

Range: A#2 – F5.

L'estensione dell'Oboe

L’estensione dell’Oboe

Corno Inglese

Il suono ricorda l’Oboe, ma in una versione più dark e più potente. L’ottava più bassa del Corno Inglese viene spesso usata per estendere il range dell’Oboe, che non può raggiungere quelle note.

Grazie alla sua capacità di creare atmosfere arcaiche e malinconiche viene spesso utilizzato nelle melodie più calme e dal ritmo lento.

Tra le combinazioni più riuscite del Corno Inglese, quella con gli Archi, in particolare con la Viola.

Range: E2 – A#4.

L'intervallo di note coperto dal Corno Inglese

L’intervallo di note coperto dal Corno Inglese

Clarinetto

È lo strumento più versatile fra i Legni, grazie a un range molto ampio e a una grande varietà dinamica.

Il range basso ha un suono dark e potente, quello medio è espressivo e melodico, il registro alto ha un suono intenso e ideale per l’assolo, quello altissimo va usato con molta cautela perché rischia di essere troppo penetrante e quindi fastidioso.

I clarinettisti, specie se principianti, hanno un nemico: il cosiddetto break. Si tratta del passaggio da Bb3, che è la nota più acuta del registro basso, a B3, che è la nota più grave del registro alto, come mostrato qui:

clarinet break

Per passare da Bb3 a B il musicista deve soffiare più forte per suonare la nota. La diteggiatura cambia e anche la sonorità dei due toni è diversa e richiede esperienza per essere uniformata.

Con i nostri musicisti virtuali non avremo mai problemi di esecuzione, ma se vogliamo far eseguire il nostro pezzo a un clarinettista in carne ossa, o se semplicemente teniamo a che i nostri brani siano quanto più possibile aderenti alla realtà, evitiamo di scrivere passaggi velocissimi (dei trilli, per esempio) in cui si attraversi il break.

All’interno dei Legni il Clarinetto ha caratteristiche intermedie tra l’Oboe e il Fagotto e si accompagna bene a entrambi. Grazie alla sua grande varietà timbrica può essere associato a un gran numero di strumenti: dalla Tromba al Corno, al Violoncello e agli Archi in generale.

Range: D2 – G5.

L'estensione del Clarinetto

L’estensione del Clarinetto

Clarinetto Basso

È uno degli strumenti meno usati nella formazione orchestrale classica, ma è spesso contenuto nelle library di strumenti virtuali. Intorno agli anni sessanta è diventato un protagonista delle colonne sonore proprio perché offriva una sonorità inusuale.

Può essere utile quando ti accorgi che la parte che hai scritto per il tuo Clarinetto raggiunge note troppo basse per il suo range. In questo caso puoi passare al Clarinetto Basso per continuare la parte.

Proprio il registro basso di questo strumento è quello più usato, anche perché ha un timbro molto caratteristico, solido e dark.

Il registro medio è più pallido e sottile, mentre il registro più alto non viene usato quasi mai: ha un timbro povero e per un musicista vero è anche piuttosto faticoso da suonare.

Range: A#0 – F4.

Il range di note prodotto dal Clarinetto Basso

Il range di note prodotto dal Clarinetto Basso

Fagotto (Bassoon)

È uno degli strumenti più versatili e espressivi dell’orchestra.

È usatissimo da sempre nei passaggi comici, specie se in staccato. L’esempio più famoso è quello di Pierino e il lupo, la storia per bambini composta da Prokof’ev, nella quale al Fagotto è affidata la parte del nonno.

I registri più usati sono il grave e l’acuto.

Nel registro grave suona benissimo le parti del basso, e spesso raddoppia le parti di violoncelli e contrabbassi.

Nel registro più acuto, invece, il timbro del Fagotto diventa delicatissimo, perfetto per un passaggio lirico. In questo caso però devi fare attenzione a dosarlo correttamente nell’orchestra, perché questo suono sottile rischia di scomparire tra gli altri strumenti.
Range: A#0 – D4

L'estensione del Fagotto

L’estensione del Fagotto

Controfagotto (Contrabassoon)

È lo strumento che raggiunge le note più gravi fra i Legni.

Proprio il registro basso è quello più sfruttato, non solo per estendere nella parte più bassa l’intervallo coperto dal Fagotto, dal Contrabbasso e dal Violoncello, ma anche per il suo caratteristico suono buffo, perfetto per una parte comica.

Le note del registro più grave sono però impegnative da suonare: ricordati quindi di far riposare il tuo strumentista virtuale con pause frequenti.

Range: A#-1 – E2

L' intervallo di note coperto dal Controfagotto

L’intervallo di note coperto dal Controfagotto

Le Percussioni (Percussions)

Nell’orchestra tradizionale la sezione delle percussioni è stata l’ultima a svilupparsi.

Ancora oggi, un errore tipico del musicista digitale alle prime armi è di concentrarsi molto nella costruzione di armonia e melodia, relegando le percussioni all’ultima fase del lavoro, come una sorta di ornamento finale.

Evita questo errore: aggiungere la parte ritmica alla fine di un pezzo ti porterà nel migliore dei casi a una parte ritmica fiacca, nel peggiore a dover ripensare tutto il lavoro svolto sulle altre tracce in termini di bilanciamento di suoni e volumi.

Nella musica per immagini di oggi il ritmo è tutto: film d’azione, thriller, mistero, horror, avventura, la lista dei generi in cui la musica punta su questa sezione è lunghissima.

Alcuni tra gli impieghi più spesso affidati alle percussioni:

  • Base ritmica. Le percussioni sono l’anima ritmica e scandiscono il passo di un brano. Un elemento tipico grazie al quale le percussioni guidano il brano è l’ostinato, un pattern ritmico (o melodico) che si ripete. Un ostinato che avrai ascoltato decine di volte è quello del pianoforte che apre il classico jazz Take Five, e che poi accompagna tutto il brano.La musica etnica ricorre spesso agli ostinato di percussioni. Pensa al classico esempio degli indiani d’America che ballano attorno al fuoco: lo stesso pattern ritmico ripetuto ancora e ancora ha un effetto ipnotico.

    Nella musica da film lo stesso principio viene sfruttato per mesmerizzare lo spettatore e condurlo, ripetizione dopo ripetizione, all’acme emotivo della scena.

  • Sottolineare un passaggio. Nella musica orchestrale e in quella da film (specialmente nelle colonne sonore di film di genere epico o avventuroso) un colpo di piatti è un dispositivo classico per sottolineare l’importanza di un momento o cambiare improvvisamente atmosfera
  • Creare un acme emotivo. Un altro impiego delle percussioni è quello che riscontri nella maggior parte dei trailer di film d’azione di oggi, nei quali dopo un inizio espositivo dal ritmo lento, inizia un montaggio sempre più serrato di immagini d’azione, accompagnato da Grancasse, Tom-tom, percussioni modificate, e il ritmo aumenta fino a spegnersi all’improvviso. Un altro modo di creare un acme è quello di scrivere un crescendo per altri strumenti senza usare percussioni: tutta l’orchestra sale progressivamente in ritmo e in volume, fino a quando, alla fine del crescendo, un colpo di Grancassa segna il momento culminante.

I virtual instrument di percussioni

Come musicista digitale dovrai tener conto di due aspetti specifici dell’uso delle percussioni:

  1. La velocity. Controllare il volume di ogni singolo suono ha un ruolo fondamentale, ancora maggiore che per gli altri strumenti dell’orchestra, perché la velocity è essenziale per dare l’accento a una percussione.Ascolta questi due esempi, identici in tutto tranne che nel volume: nel primo caso la parte della grancassa ha note MIDI con la stessa velocity. Il risultato è del tutto inverosimile e non aggiunge nulla al ritmo del brano.

    Nel secondo la dinamica dà l’accento, e quindi un ritmo vero e proprio.

    Per un percussionista reale sarebbe praticamente impossibile eseguire un passaggio usando sempre lo stesso volume, proprio perché l’accento è parte integrante di come un batterista pensa e suona.

Questo aspetto rischia di essere sottovalutato da un musicista digitale, specie quando la parte delle percussioni non viene suonata su una tastiera MIDI o un controller pad, ma scritta nota dopo nota all’interno di un editor MIDI.

La quantizzazione conta moltissimo. Per gli altri strumenti, la precisione nell’esecuzione è importante, ma non è sempre fondamentale.

Anzi, spesso uno strumento che non segue esattamente il metronomo ci sembra più realistico e coinvolgente.

Per le percussioni è diverso. In una canzone, così come in un brano orchestrale, le percussioni sono il punto di riferimento per la parte ritmica, e per questo motivo non hanno la stessa libertà degli altri strumenti.

Un ritmo con troppe sbavature e imprecisioni dà a tutto il brano un senso di approssimazione e confusione.

Quindi fai pratica con gli strumenti di quantizzazione del tuo sequencer per dare una base ritmica solida e ordinata al brano.

Classificazione delle percussioni

Le percussioni rappresentano una famiglia sterminata di strumenti. Sono stati i primi strumenti musicali usati dall’uomo, e questo è il motivo per cui, nel corso di secoli di evoluzione musicale, non c’è materiale che non sia stato usato per creare ritmo.

Ci sono diversi criteri per classificare un insieme così vasto di strumenti.

Altezza dei suoni

In base a questo criterio le percussioni si dividono in:

  • Strumenti ad altezza determinata. Sono quelli che producono note di un’altezza precisa, come il timpano o lo xilofono. Queste percussioni si scrivono sul pentagramma, proprio come gli strumenti delle altre famiglie, usando in genere la chiave di violino.
  • Strumenti ad altezza indeterminata. Sono le percussioni che producono note di altezza non definita, come il Tom-tom.Queste percussioni si scrivono o sul pentagramma (usando però o sempre i righi o sempre gli spazi) oppure su un rigo con una sola linea:

    Rigo musicale per percussioni a suono indeterminato

    Rigo musicale per percussioni a suono indeterminato

Nel mondo dei sequencer, del pitch bend, e dell’autotune questa differenza è più labile. Posso per esempio campionare un Tom-tom e eseguirne i sample che ottengo all’altezza che preferisco.

Ma anche nell’ambito dell’orchestrazione tradizionale questa differenza tra altezza determinata e indeterminata è a volte solo un criterio di massima.

I Tom-tom, per esempio, possono produrre note che pur non avendo un’altezza definita sentiamo come più alte e altre più basse. Questi suoni hanno insomma un’altezza relativa, infatti nella strumentazione orchestrale sono spesso presenti più Tom-tom di diverse dimensione, per produrre suoni di altezza diversa.

Modalità di produzione del suono

Seguiamo quindi un’altra classificazione, che distingue le percussioni in base a come producono il suono, dividendo gli strumenti in:

  • Aerofoni
  • Idiofoni
  • Membranofoni
  • Cordofoni

Anche in questo caso si possono seguire criteri diversi: qui, ad esempio, includo tra le percussioni anche l’Arpa (che nelle library puoi trovare tra le Strings, o ancora nella categoria Strumenti a corda pizzicata) e gli strumenti a tastiera come il Pianoforte.

In questa guida gratuita sono citati solo alcuni tra gli strumenti a percussioni più usati, la lista sarebbe lunghissima.

Strumenti a percussione Aerofoni

Il suono è prodotto come in Legni e Ottoni: facendo vibrare una colonna d’aria all’interno di un tubo.

Macchina del vento (Wind machine)

È una ruota di legno all’interno di una struttura cilindrica coperta di tela. A un lato di questa struttura c’è una manovella che quando viene girata fa sfregare la ruota sulla tela.

A seconda di quanto velocemente viene girata la manovella si creano suoni affascinanti che possono suggerire il suono del vento o di tempeste.

Strumenti a percussione Idiofoni

Producono il suono facendo vibrare tutto il corpo dello strumento.

Triangolo (Triangle)

Può avere dimensioni diverse. Quelli più grandi emettono suoni più bassi:

Piatti sospesi (Suspended Cymbals)

Strumenti a percussione Membranofoni

Il suono viene prodotto facendo vibrare una membrana o una pelle tese su un corpo risonante.

Timpani

Sono le percussioni con la storia più antica all’interno dell’orchestra. Come i triangoli, ne esistono di varie dimensioni, in modo da coprire range diversi.

Nelle library di virtual instrument più complete ci sono diverse articolazioni di timpani tra le quali scegliere, vista la grande varietà espressiva di questi strumenti.

Sono ad altezza determinata e la dotazione standard di un’orchestra professionale è di quattro timpani, suonati tutti dallo stesso timpanista, che è uno strumentista specializzato e quindi porta questo nome, non quello generico di percussionista.

Una piccola orchestra potrebbe avere solo 2 timpani, per eseguire il repertorio classico dove invece di essere intonati su note variabili erano genericamente chiamati “tonica” e “dominante” (è a Beethoven che dobbiamo la prassi di intonarli come strumenti più versatili).

Controlla le opzioni a disposizione nella tua collezione: potrai scoprire roll, crescendo e diminuendo che basteranno da soli a creare un’atmosfera suggestiva.

Nella library Symphonic Orchestra della East-West/QuantumLeap, per esempio, ci sono campioni specifici a seconda della mano utilizzata (indicati con le etichette “Left Hand” e “Right Hand”) e della durezza della bacchetta:

Attenzione a non far suonare mai i Timpani in un brano vero senza tener conto delle restrizioni di organico indicate sopra: anche se un timpanista può cambiare intonazione durante il brano, e potrebbe anche usare il pedale dell’intonazione in modo ancora più rapido, questa non è buona pratica.

Al solito, i sample ci danno totale libertà e questo spesso si traduce in parti impossibili, o quasi, da suonare correttamente. Ebbene, queste parti risulteranno poco credibili anche alle orecchie dell’ascoltatore meno esperto.

Grancassa (“Bass Drum”)

La Gran Cassa ha un suono particolarmente potente, e per questo deve essere usata attentamente: un solo colpo di Grancassa in fortissimo può coprire un’intera orchestra. Può avere un effetto molto drammatico (l’orchestra classica lo usa spesso per rendere l’idea di un colpo di artiglieria) e, come per i timpani, ha una grande varietà espressiva.

In alcune library ci sono campioni di un tipo particolare di Grancassa, la “Wagner Bass Drum” che, come suggerisce il nome, ha un suono ancora più potente. Come per i timpani, ci sono campioni diversi anche a seconda della durata del crescendo, come puoi sentire nel secondo e terzo esempio:

Batteria (“Drum set” o “Drum Kit”)

Anche se non fa parte della formazione classica dell’orchestra, la batteria è oggi uno strumento indispensabile per la composizione di musica “cinematica”.

Le dedico molto spazio nel corso professionale di musica digitale, ma comunque puoi trovare una panoramica molto intuitiva su componenti e timbri se possiedi un sequencer specifico che ha integrato un sistema di intelligenza artificiale per le tracce di batteria.

Mi riferisco ovviamente a Drummer di Logic Pro X. Lo strumento “Drummer”, infatti, ti permette di navigare con pochi click tra stili di batteria molto diversi tra loro, esaminando da vicino le differenze di timbro, dimensione e resa di ciascun elemento.

Strumenti a percussione Cordofoni

Il suono è prodotto con la vibrazione di una corda pizzicata o percossa, come succede con l’Arpa e il Piano (anche se potrebbe sembrarti poco intuitivo che il Pianoforte sia annoverato tra le percussioni).

I cordofoni sono tutti ad altezza determinata, cioè producono note definite e riconoscibili. In genere sono strumenti a tastiera, con corde che producono il suono e risuonatori che lo amplificano, come la cassa armonica del piano.

Pianoforte

A esclusione dell’organo, il pianoforte ha l’estensione più ampia dell’orchestra, infatti per visualizzare l’estensione di uno strumento si usa proprio una tastiera di pianoforte.

Questa caratteristica, insieme alle doti espressive, ne fanno una colonna portante dell’orchestra.

Alcuni tra gli impieghi più usati del pianoforte:

  • Eseguire parti da solista
  • Sottolineare dei passaggi, per esempio accentando con un accordo suonato nel registro più alto o più basso
  • Come raddoppio di qualunque altro strumento, arricchendone il timbro con un attacco preciso, da percussione
  • Come sostituto di strumenti orchestrali mancanti. Visto l’intervallo ampissimo di note che produce e la grande varietà espressiva e dinamica, il pianoforte è il candidato ideale per sostituire qualunque strumento orchestrale che non si abbia a disposizione nell’organico dell’orchestra. Questo è un problema che non si pone con le sample library, ma che può lo stesso essere sfruttato come una risorsa per aumentare il realismo dell’orchestrazione virtuale.

Il Piano è tra gli strumenti che non manca mai nelle library più generiche di strumenti virtuali, e anche nel tuo sequencer potrai trovare uno o più modelli di pianoforte forniti tra i suoni di default.

Esistono poi collezioni specifiche di pianoforti, come Pianos di EWQL. Questa library contiene quattro modelli tra i quali scegliere: “Bechstein D-280”, “Steinway D”, “Bösendorfer 290”, e “Yamaha C7”, e per ognuno puoi scegliere un set specifico e un tipo di riverbero, il tutto per 263 GB di spazio totale necessario.

Questo è lo “Steinway D”:

Arpa (“Harp”)

L’arpa è spesso classificata tra gli strumenti a corda pizzicata, e perciò nelle collezioni di strumenti virtuali potrai trovarla anche tra gli Archi.

Uno degli effetti più tipici di questo strumento è il Glissando. In una library professionale troverai diverse esecuzioni di Glissando, divisi in base a come vengono suonati. Qualche esempio:

  • La scala maggiore o minore
  • Il moto ascendente, discendente, ascendente e discendente
  • La velocità di esecuzione

Qui puoi sentire qualche esempio:

Nella storia della musica per film, il ruolo dell’Arpa è associato alle scene di sogni e ricordi: nel cinema del passato la transizione tra mondo reale e mondo immaginario (o celestiale) era immancabilmente segnata da una dissovenza e da un arpeggio o un glissando di arpa.

Oggi questo cliché sarebbe difficile da riproporre, ma l’arpa è l’ideale per suggerire atmosfere fantasy e medievaleggianti.

L’Arpa Celtica, in particolare, è uno degli strumenti scelti più spesso nel riarrangiamento di colonne sonore come “Il Signore degli Anelli”.

Uscendo anche dai cliché moderni, tieni presente che l’Arpa non è lo strumento delicato e gracile che immaginiamo.

Con un buon arrangiamento riesce facilmente a spiccare all’interno di un’orchestra e far risaltare tutta la grinta e il carattere del suo suono.

Ora, scrivere per Arpa è complesso. Bisogna tener conto delle dita, della postura e dei pedali per non scrivere parti impossibili da eseguire. Però vale davvero la pena di studiarlo e non limitarsi ai Glissando> o alle atmosfere sognanti.

Il range dell’arpa si estende per sei ottave e mezzo: C0-G6
estensione-arpa

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Come sempre, tutto il materiale di questa guida (testi, immagini e esempi multimediali) è proprietà intellettuale originale di Susanna Quagliariello, titolare del diritto d’autore.
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Imparare l’orchestrazione

Questa guida di settemila parola (approssimativamente corrispondenti a 35 pagine di un libro di testo) è la più ampia e dettagliata guida all’orchestra in lingua italiana che sia stata pubblicata a titolo gratuito e l’unica a contenere esempi originali di come suonano i diversi strumenti.

È una versione estremamente ridotta (circa un quarantaduesimo) delle lezioni dedicate all’orchestra – sia reale che MIDI – presenti nel corso online di Musica Digitale per Film ideato e prodotto da Susanna Quagliariello.

Nel corso trovi una minuziosa spiegazione degli strumenti orchestrali, con esempi originali e il confronto tra le performance di strumentisti reali e virtual instruments. Solo questa parte contiene più di 35 ore di lezioni accuratamente organizzate e dense di informazioni e esempi pratici.

Per imparare a orchestrare è certamente necessario conoscere bene ogni strumento dell’orchestra. Ma non basta. L’orchestrazione, cioè come ripartire lo schema musicale lungo l’intera orchestra, si apprende formalmente e con la pratica.

Dalla scrittura corale fino all’utilità della serie armonica nella scrittura orchestrale, le lezioni dedicano tante altre ore allo sviluppo di più metodi differenti per creare orchestrazioni efficaci. Tanto per chi lavora solo nei sequencer, quanto per chi preferisce i software di notazione.

Per trovare tutti i dettagli, scrivi semplicemente in Bing o Google “corso di musica da film vfx wizard” e arriverai alla pagina di presentazione, ricca di esempi audio e video.

Durata di un anno, con otto mesi di lezioni settimanali e quattro mesi di pratica. Esclusivamente online, senza vincoli di orario, lo segui nel Campus Virtuale dell’Accademia di Cinematografia Digitale VFX Wizard, prima scuola online d’Italia su Cinema e Musica digitale.

Susanna Quagliariello Autrice pubblicata, laurea in Storia e Critica del Cinema, master di alta formazione, licenza triennale al conservatorio, certificazione specialistica di Composizione e Orchestrazione per Musica da Film. Susanna è amministratore di VFX Wizard srl e direttore di ACD, Accademia di Cinematografia Digitale™.

51 commenti

  1. D
    Daniele | 9 anni fa

    Sto cercando lavoro come compositore per il cinema, tv, teatro o quant’altro ma Non so da dove iniziare
    Mi darebbe qualche indirizzo dove poter fare ascoltare i mie lavori?

  2. Simone | 9 anni fa

    Ciao Susanna, vorrei ringraziarti per questo bell’articolo in cui spieghi in modo essenziale l’estensione degli strumenti dell’orchestra e i le loro posizioni nell’orchestra.
    Sarei lieto di poter leggere altri articoli sulle cosidette “articolazioni”, ossia le tecniche di esecuzione dei vari strumenti (vedi il vibrato, staccato, martellé, etc. degli archi), o su come gli stessi strumenti si inseriscono all’interno di un partitura orchestrale.
    Ti ringrazio per il tuo tempo.

  3. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Ciao Simone.
    L’uso delle articolazioni e la gestione delle partiture orchestrali sono in effetti temi essenziali per produrre dei brani realistici, e appassionano molto anche me.

    Quelli che trovi in questo sito sono riassunti, necessariamente limitati, del corso online (non gratuito) di Musica Digitale che poi è confluito nel Master di Musica da Film (sempre online).

    Non so se ci sarà modo di approfondirli ulteriormente anche qui, ma grazie per aver indicato questi due argomenti: è importante sapere quali sono le aree della musica MIDI che vi interessano di più e ne terrò sicuramente conto.

  4. P
    Petar | 9 anni fa

    Salve Susanna. Innanzitutto complimenti e grazie per l’articolo fondamentale. Diciamo che mi piacerebbe imparare a comporre. Non avendo la possibilità di frequentare lezioni potrebbe consigliarmi qualche manuale sia di teoria/armonia (di cui ho già qualche base, per vecchi studi sul basso elettrico, ma che andrebbe ripresa da zero causa “arrugginimento” e necessità di “adattamento allo scopo”) sia sulla composizione di musica per immagini? (per intenderci quali “linguaggi” usare a seconda dello stato d’animo/atmosfera richiesta, guide ulteriori all’orchestrazione e linguaggi della “musica elettronica per immagini”) Ps sono richieste avanzate da un ignorante ed incompetente in materia, quindi le chiedo di perdonarmi per denominazioni sbagliate/inesistenti, cerco solo di spiegare ciò che cerco. Grazie per la disponibilità!

  5. f
    flavio | 9 anni fa

    ciao susanna io ho un grosso problema da risolvere io ho symphony orch eastwest ho Windows 7 cubase 7.5 la versione di play 3.047 funziona bene ma tutte le versioni di play come la recente 4.2.2 in cubase il virtual non funziona appare prima il virtual poi diventa bianco poi blocca cubase se invece uso il virtual fuori da cubase la versione 4.2.2 funziona bene ma’ io questi virtual li devo usare come plug-ins di cubase perché posso aggiungerne fin che voglio poi ho anche symphony choir che scrivendo una parte lui me la canta ma solo dentro a cubase saluti grazie

  6. L
    Langueduc | 9 anni fa

    Peccato che manchino nella descrizione strumenti come l’organo, il gong, il liuto, la chitarra, l’antenato della tuba oppure i vari tipi di tuba. Inoltre mi sorprende di vedere strumenti come il flauto, l’uttavino o il corno inglese nella lista dei legni, dal momento che sono di metallo e li ho sempre associati alla lista degli brass. Ciò nonostante l’articolo mi sembra eccellente.

  7. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Flauto, Ottavino e Corno Inglese sono fatti di metallo ma non conta il materiale costruttivo, sono “legni” lo stesso.

    Anche il sax rientra tra i legni.

    La differenza tra brass e woodwinds in parte è storica e in parte sta nel fatto che nei legni il suono è prodotto dalla vibrazione del soffio o di un’ancia (una lamina) e nei brass dalla vibrazione e tensione delle labbra.

    Per la scelta degli strumenti: questa guida tratta l’orchestra classica e le sue evoluzioni adottate (e adattate) da Hollywood per la musica da film.

    Quindi niente strumenti d’epoca come il liuto, niente chitarra (e niente organo visto che difficilmente se ne trova uno negli studi di incisione).

    Naturalmente possono esserci eccezioni: gli strumenti che hai indicato ma anche quelli etnici o elettronici.

    Però la tipica formazione orchestrale in una sessione di incisione, o in una sample library, è praticamente sempre quella che ho elencato.
    Grazie per l’apprezzamento!

  8. G
    Gino. | 9 anni fa

    Buongiorno, io ho acquistato cubase element 7 essential ma mi pare ci siano pochi vst instrument plugin ecc come posso fare per aggiungere dei vst instrument so che si possono acquistare, potresti suggerirmi come posso fare? poiche coi vst che cè in dotazione al cebase element 7 essential cè veramente poco, e non riesco a fare dei suoni decenti come gli strumenti veri. Grazie in anticipo se potrai rispondermi. Gino

  9. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Gino, in realtà anche se avessi preso una versione “pro” e non “essential” di Cubase non avresti trovato strumenti tanto migliori.

    Se desideri un suono orchestrale realistico è necessaria una sample library commerciale, anche se di quelle relativamente economiche.

    Però ti consiglierei prima di impratichirti con i controlli essenziali del MIDI con gli strumenti che hai. Anche la migliore library suona falsa se non abbiamo una buona padronanza dei CC (e velocity per gli strumenti che hai).

  10. giuseppe | 9 anni fa

    ciao Susanna. Grazie per questo sito che trovo utilissimo per imparare tante cose. Io sto provando a comporre e uso Cubase 6 e i virtual instruments di GPO4 di Garritan. Non riesco a trovare un manuale del GPO4 in italiano. mi puoi aiutare? Grazie!

  11. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Mi spiace, di Garritan ho solo gli strumenti forniti con Finale e non so proprio se esista documentazione in italiano.

  12. R
    Rosario | 9 anni fa

    Complimentissimi per questa guida e per il sito in generale.
    Avevo deciso di togliere adblock su questo dominio in modo da darti un mano economica per mantenere il server online ma mi sono reso conto che non ci sono pubblicità, peccato, mi sarebbe piaciuto contribuire in qualche modo per ringraziarti del lavoro svolto, che ritengo utilissimo.
    Mi sento in debito, grazie.

  13. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Beh, ma questo è un commento da incorniciare 🙂
    Grazie del pensiero!

  14. C
    Cesare | 9 anni fa

    Sto leggendo la guida all’orchestrazione e devo dire che è un valido aiuto per chi è alle prime armi. Sono arrivato alla sezione Ottoni, io sono un clarinettista e conosco l’impostazione che permette di suonare tutti gli strumenti a fiato, dato che essi appartengono alla stessa famiglia. Nella guida è scritto che le note acute degli ottoni devono essere eseguiti con forza. Forse intendeva dire con “spinta veloce”, che un’altra cosa. Per produrre delle note acute, in uno strumento a fiato c’è bisogno di eguagliare le caratteristiche di tali note acute, e cioè, una vibrazione molto elevata. La vibrazione elevata è direttamente proporzionale alla velocità di insufflazione nel tubo dello strumento e non alla potenza. La forza o potenza, è un requisito essenziale per la dinamica e non per l’acustica.

  15. C
    Claudia | 9 anni fa

    Tantissimi complimenti. Sono riuscita a far capire in modo semplice ed esaustivo a mia figlia le differenze tra gli strumenti musicali che a scuola stavano studiando in modo passivo. Con questo sito sono riuscita a dare voce a delle voci che suoi libri sciavano posto solo alle parole.

  16. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Grazie, sono lieta di esserti stata utile! 🙂

  17. C
    Cesare | 9 anni fa

    Tra gli ottoni, avrei accennato anche a strumenti della famiglia dei flicorni, sopranino, soprano, contralto, tenore, baritono, che vengono usati maggiormente nelle fanfare e bande musicali, ma che occupano in certi pezzi di repertorio un posto comunque importante, specialmente nei pezzi d’opera, dove nelle trascrizioni, la parte del soprano (cantante) è affidata al flicorno soprano o sopranino.
    Quando è scritto:
    [Quote della prima frase dalla sezione Legni della Guida]
    Il termine giusto della parola “valvole” è “chiavi”.
    Anche nei legni, le note acute sono sostenute grazie alla tensione del labbro, in combinazione con un’insufflazione più veloce e non con la forza. Il limite del respiro, a cui si accenna non è un limite, dato che si può imparare la respirazione circolare. Se non si vuole usare la respirazione circolare, il respiro è possibile prenderlo, accorciando di quanto basta, l’ultima nota.
    Il registro alto del flauto è usato come gli altri due registri, mi riferisco ai concerti per flauto e orchestra.
    Rigurdo alla parte che parla del Clarinetto, come segue:
    [Quote di due paragrafi della Guida, sezione Clarinetto]
    C’è da fare qualche precisazione
    1) Il passaggio dal Sib al Si naturale è davvero difficile, per i principianti, ma non per i professionisti o anche per studenti con un anno di esperienza di studi conservatoriali;
    2) C’è da precisare che il clarinetto è strumento traspositore, quindi non si potrebbe parlare di Bb3, dato che la nota reale equivarebbe ad un Ab3
    3) Il passaggio dal Sib (reale Lab) al Si naturale (reale La naturale), si può effettuare anche in successione veloce e velocissima, nel primo caso tramite una normale tecnica esecutiva che prevede il movimento di due sole dita (pollice e indice mano sinistra), oppure nel secondo caso, usando la seconda chiavetta laterale destra, in luogo del Si natura (reale La naturale)

  18. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Risposta cumulativa ai due post di @Cesare. Intanto, grazie per avermi fatto notare l’errore nella sezione del flauto. Manca effettivamente tutta la parte sul registro alto. La frase che c’è adesso non ha senso.
    [EDIT: ho aggiornato la guida dalla mia bozza, ora il registro alto del flauto è tornato.]

    Invece tutto il resto di quello che ho scritto è esatto.

    Anche il termine valvola nella sezione legni (basta pensare al flauto rinascimentale) perché la “Chiave” è ciò che premi suonando lo strumento, ma quello che determina la nota (e la qualità del suono) è il foro o valvola che agisce come ho descritto: alterando la lunghezza della colonna d’aria e quindi la frequenza della nota suonata.

    Scendere in dettagli come “foro tonale” (o “foro di registro” per abbattere la fondamentale) diluirebbe l’efficacia di quanto insegno.

    Relativamente al break (che non riguarda solo il clarinetto) ho scritto che “i clarinettisti principianti” hanno difficoltà, stesse tue parole, e che per essere plausibili nell’orchestrazione virtuale è meglio evitare i trilli che attraversino il break.

    Il clarinet break ha influenzato come si scriveva la musica (vedi “Lo studio dell’orchestrazione” di Samuel Adler, sezione “Clarinetto”).

    Ma influenza anche come si scrive musica oggi: perché quando spendi migliaia di euro per pochi minuti di un’incisione orchestrale, fai di tutto perché gli orchestrali, anche professionisti, abbiano il minor numero di punti di attrito possibili visto che già devono suonare parti complesse e in prima lettura.

    Inoltre, tutti gli aspetti pratici di difficoltà o scomodità esecutiva che devo tenere presente in fase di orchestrazione per una buona incisione dal vivo sono anche “i trucchi” più importanti per aumentare il realismo dell’orchestrazione virtuale MIDI.

    Riguardo al “non si potrebbe parlare di Bb3” questa guida è rivolta ai compositori, non agli strumentisti.
    (In retrospettiva penso siano nate da questo tutte le tue perplessità.)

    Ancora: evitare di comporre lunghe parti per fiati è indispensabile. È una normale prassi di orchestrazione, virtuale o reale.

    La tua correzione sul come prendere fiato accorciando l’ultima nota corrisponde a quanto avevo già scritto nel paragrafo sull’assolo di tromba.

    Da ultimo, quando scrivi “La forza o potenza, è un requisito essenziale per la dinamica e non per l’acustica” è errato anche nel caso di uno strumentista reale.

    Dinamica (“quanto forte”) e acustica (“altezza e colore del suono”) sono strettamente correlate.

    La gamma dinamica che uno strumento a fiato può produrre (cioè la differenza tra minima e massima pressione sonora) decresce con le note più alte, come ho spiegato nella guida.

    La tromba, ad esempio, ha una gamma dinamica doppia nel registro basso rispetto a quello alto.

  19. C
    Cesare | 9 anni fa

    Grazie Susanna di aver risposto, io ho fatto dei commenti, esclusivamente per favorire tutto il discorso, non per abbatterlo. E rimango delle mie convinzioni, che tra l’altro ho ampiamente sperimentato in tutti gli anni di insegnamento e di studi. Non ho certo bisogno di approfondimenti, la musica la faccio dal vivo, e passaggi come quello del Sib-Do (d’effetto Lab-Sib)sono facilmente eseguibili, anche trilli. Ripeto anche che una buona tecnica, che ogni strumentista conosce, consente di eseguire suoni acuti con un “filo si suono”. E ripeto che con la respirazione circolare è possibile suonare ininterrottamente.

  20. C
    Cesare | 9 anni fa

    Visto che non sono stati intrepretati nella giusta maniera, ho deciso che i miei messaggi debbano essere cancellati. Grazie

  21. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Cesare, ti ho ringraziato e ti ringrazio ancora per la segnalazione sul flauto.

    Anche il resto è stato utile, mi ha dato l’idea per un articolo interamente dedicato all’orchestrazione degli strumenti a fiato (dal segno del respiro “apostrofo” come segno di articolazione musicale a come suddividere un passaggio troppo lungo o troppo impegnativo su più strumentisti).

    I commenti non vengono cancellati, dovrei cancellare anche il mio e alla fine sembrerebbe che faccio censura di chi non mi canta l’Osanna. Invece, se ricevo critiche le pubblico e rispondo.

  22. C
    Cesare | 9 anni fa

    Bene Susanna, in considerazione alla tua ultima risposta, ho rivaluto tutto. Ti faccio tanti auguri per quello che vorrai fare in futuro e se posso essere utile in qualche modo, sai dove cercarmi. Grazie a te Susanna

  23. T
    Taiwan | 9 anni fa

    Gran bella guida, veramente, per me che sto cercando di iniziare a capire qualcosa su come scrivere musica orchestrale è davvero un ottimo inizio! 😀 grazie!

  24. l
    lucio | 8 anni fa

    Buongiorno Susanna ho trovato molto utile questa tua recensione premetto che ho cominciato a farmi le basi midi nel lontano97’con un mac LCII 14pollici e cubase VST 1 in bianco e nero!! ..un modulo Solton che faceva gran parte del lavoro e una roland E16 dove attingevo i suoni dei strumenti ogni volta che accendevo il tutto era un’ impresa se suonava tutto,dopo che avevi studiato e riprodotto fedelmente passava 1 mese , adesso con GBand è molto piu’ facile….è vero le cose che esponi nel tuo blog le ho imparate in molti anni di dedizione..avessi avuto in quei anni una guida migliore della tua ne sarei stato felicissimo e grato…come mia perla a quei temi ho riprodotto in maniera uguale il flauto con le canne dei IntiIllimani li avevamo in repertorio….ma si tratta di storia passata….dopo aver letto ila tua recensione trovo ancora delle cose interessanti e utili…segno che non si è mai appreso abbastanza e sino alla fine abbiamo da imparare sempre da chiunque..la musica è senza limiti perchè è INFINITA!!!

  25. F
    Fosco Manservigi | 8 anni fa

    A integrazione di quanto dice Cesare,vorrei ricordare che li parametro midi”velocity”significa la velocità atta a produrre il suono e di conseguenza la dinamica(intensità)poichè in un tubo la propagazione degli aeriformi è veicolata dalla sezione,dalla velocità e dalla dalla portata (trascuriamo per il momento il coefficiente d’attrito e le perdite di carico)elementi questi in relazione tra di loro, necessariamente per aumentare la velocità del flusso occorre aumentare la pressione di emissione oppure ridurre la sezione del condotto(nel nostro caso impossibile)per cui ritengo corretta la spiegazione della conduttrice poichè un aumento della velocità del fluido è legato a l’aumento di potenza del fiato inpiegato.Potrei ricordare altri fenomeni: frequenza di risonanza del corpo vibrante,controllo degli armonici…eventualmente ne parleremo in seguito.

  26. L
    Lucio | 8 anni fa

    Buongiorno Susanna. Dove posso trovare, in download penso, i manuali di istruzioni in italiano delle librerie Kontakt e Eastwest??? Grazie 1000 x una dritta. Complimentissimi cm sempre x la tua preparazione !!!! Con stima Lucio. 🙂

  27. P
    Paolo Pandolfo | 8 anni fa

    Ciao Susanna, mi potresti spiegare per favore perchè HS (gold) su finale ha la velociy “devitalizzata” ?
    grazie ciao

  28. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Paolo, che cosa intendi con “devitalizzata”? Il volume delle Hollywood Strings ti risulta più basso? La serie Hollywood non usa la velocity per il “volume” (tranne qualche patch) e il tuo soundbank dovrebbe tenerne conto.

    Se si tratta di qualche altra cosa rispetto all’intensità sonora, prova a controllare le impostazioni di Playback e soprattutto le indicazioni di dinamica nella partitura.

    Tante altre library ragionano “come un pianoforte” anche quando usiamo archi o legni e interpretano la velocity come intensità sonora. In questi casi puoi modificare le singole note (o battute intere) del brano. Per fare questo scegli “Window” / “Main Tool Palette” (o premi Cmd+T) e seleziona il comando MIDI TOOL.

    Quindi fai doppio click sulle battute che vuoi modificare. Ti si aprirà un editor che ti permetterà di selezionare le note (cliccando e trascinando sui quadratini che vedi nell’editor sopra ogni singola nota).

    A quel punto potrai agire sulla velocity, selezionando le voci dal menu MIDI Tool in alto (es. “Add” per aumentare la velocity delle note selezionate, “Limit” per fissare un intervallo con un valore minimo e un valore massimo di velocity, e così via).

  29. M
    Mariani Bruno | 8 anni fa

    Ciao Susanna.
    Stracomplimenti per questa guida,l’ho davvero divorata con soddisfazione.
    Sono un musicista pop di vecchia data,ma grazie anche alla lunga collaborazione con il mio “ex” datore di lavoro Lucio Dalla,ho realizzato alcune colonne sonore per il cinema italiano e l’esperienza mi ha davvero appassionato.
    Ti scrivo ,oltre che per farti i meritatissimi complimenti,anche per chiederti una informazione.Da diversi anni sento nelle colonne sonore degli action movie hollywoodiani (o thriller,guerra ecc.) l’utilizzo massiccio di percussioni molto “potenti”,quasi sempre in dialoghi incalzanti con grosse sezioni di orchestra (soprattutto strappate di archi).Non si tratta di percussioni “etniche”, o di timbri specifici dell’orchestra classica (grancassa,timpani ecc.),mi ricordano piuttosto (scusami se dico una stupidaggine) quelle sezioni molto numerose (e rumorose 🙂 di rullanti che si esibiscono nelle manifestazioni tradizionali medioevali.Siccome in quei film,le timbriche sembrano sempre le stesse,credo che provengano da alcune library. Io ho acquistato quella di Hans Zimmer della Spitfire ma mi sembra che ancora non ci siamo.Tu puoi indicarmi qualche altra cosa (sempre che io sia riuscito a spiegarmi) ?
    Grazie e complimenti di nuovo

    Bruno Mariani (www.brunomariani.com)

  30. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Bruno, grazie per le parole gentili e l’intervento molto interessante.

    Sono praticamente sicura che ti riferisci ai Taiko drums, che effettivamente somigliano al rullante medievale.

    Taiko è un termine generico che in giapponese indica le percussioni, ma per i musicisti occidentali è un tipo specifico di tamburi e grancasse giapponesi. Si tratta delle percussioni più usate nella musica cinematica dell’ultimo decennio.

    Le trovi in tante library, incluse le tue Zimmer Percussions di Spitfire, e spesso ci sono anche le versioni oversize da quasi due metri di diametro (anche se spesso dimensioni così grandi servono più per il canale LFE del surround che per la performance vera e propria).

    Altre library molto popolari a Hollywood sono Damage e soprattutto Stormdrum 2.

    Però, come dicevi, anche se carichi una patch di taiko ben post prodotta non ottieni il suono “da Hollywood”. Il motivo è che gran parte di quel suono viene dal processing digitale che si fa sulla performance.

    Questo significa che non ci si limita più a caricare uno strumento e a suonarlo ma, una volta caricato, se ne modifica il timbro, anche drasticamente, usando le plugin più varie. E così diventa difficile, se non impossibile, ricostruire il sound delle percussioni che ascolti, perché non basta sapere il nome dello strumento, devi anche conoscere il tipo di plugin usate e i parametri di ogni plugin.

    È qualcosa che da compositrice classica ho sempre avuto difficoltà ad accettare: significa in pratica che nessuno può fare una esatta performance live di una colonna sonora composta in questo modo, e che per un pezzo del genere la partitura non esprime più tutta la musica, ma soltanto una parte.

    Però funziona, quindi bisogna adeguarsi. 🙂

    Il lavoro consiste sia nell’intervenire sull’attacco del suono (i transienti) che nell’introdurre una distorsione per generare armoniche.

    Per i transienti, SPL Attacker è una buona soluzione, anche Character (adesso di Plugin Alliance) dà ottimi risultati. Senza esagerare, aumentano la nitidezza e il mordente dell’attacco.

    Più difficile è gestire le distorsioni armoniche. Leggenda vuole che nello studio di Zimmer si usi molto una plugin Sonnox, ma ne esistono davvero tante per questo scopo.

    Il vantaggio di questo tipo di plugin è che non devi alzare velocity o expression della library per far sentire di più le percussioni, soffocando il brano e mandando in clip la traccia percussioni del mix.

    Queste distorsioni armoniche, infatti, si posizionano sopra al suono naturale nella vista spettrale, e danno l’illusione all’orecchio che il suono sia più vigoroso e epico, senza che in realtà il volume sia aumentato.

    Personalmente? Penso ci siano modi migliori per ottenere risultati più naturali ma altrettanto efficaci. Però poi dipende tutto dal sound che vuole il cliente.

  31. A
    Antonio | 7 anni fa

    Ciao Susanna,
    ho trovato la tua guida veramente interessante e precisa. Gentilmente vorrei sapere se conosci particolari processi per poter rendere il suono legato degli strumenti un po’ più reale.
    Più nello specifico, preciso che con cubase 8 elements mi affido alla opzione tecnica “legato” sulla sezione di sinistra del programma che però sembra non sortire gli effetti desiderati, lasciando così l’esecuzione ancora troppo schematica (e nei violini non rende affatto l’idea)
    Hai modo di aiutarmi? grazie

  32. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Ciao Antonio,
    esistono diversi modi per ottenere un effetto Legato.
    Quello che stai usando usa i controlli del sequencer. Il motivo per cui non funziona potrebbe essere questo: se cerchi di ottenere un suono legato probabilmente avrai fatto in modo da far sovrapporre le note midi, in modo che ogni nota termini dopo l’inizio della successiva. Ma la funzione Legato in Cubase funziona solo se c’è uno spazio tra le due note. Quindi devi aggiustare manualmente il passaggio in modo che non ci siano sovrapposizioni o, più semplicemente, selezioni le note e scegli MIDI > Functions > Delete overlaps (poly), e solo dopo applichi la funzione Legato.

    Tuttavia fare affidamento sul sequencer non è il metodo giusto.

    Una via possibile è quella di aprire l’interfaccia della library di strumenti che stai utilizzando e agire sui parametri ADSR, in particolare sul parametro di Release. Un valore maggiore di Release allunga la coda del sample, permettendoti di legarlo in maniera più fluida alla nota successiva. Valori eccessivi di Release, però, possono portare a un effetto generale troppo pastoso, in cui le note tendono a confondersi, specie nei passaggi più veloci.

    Ci sono poi degli script specifici studiati per ottenere questo effetto. Un esempio è lo script Legato sull’interfaccia di Play, il motore audio di EastWest. Basta abilitarlo per attivare una serie di funzioni che permettono di legare con una certa naturalezza le note.

    Ma il metodo migliore è quello di utilizzare patch specifiche pensate per questa articolazione. Nelle library di buon livello, per ogni strumento trovi cartelle diverse a seconda che sia in Legato, in Staccato e così via. Nella cartella Legato, quindi, troverai note che sono state registrate proprio mentre venivano suonate in Legato, e questo ti garantisce la massima naturalezza possibile.

    Un’opzione avanzata è quella del cosiddetto True Legato, presente nelle Library professionali, che contiene il suono di transizione specifico di ogni intervallo. Quindi se suoni C4 e poi G4 sentirai prima la nota C4, poi lo specifico suono di transizione del Do che va al Sol, e poi G4.

  33. F
    Fulvio | 7 anni fa

    Salve!
    Ho trovato l’articolo assolutamente chiaro e affascinantemente interessante! Mi piacerebbe mettere in pratica le nozioni e i consigli qui letti oltre che sperimentarne di nuovi. Solo non so come posso avere accesso a tutti questi suoi, ho un arturia keylab 88 e fino ad ora uso solo i preset della tastiera. Quale programma posso usare per accedere ai suoni d’orchestra e registrare?

  34. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Ciao Fulvio, ti servono un sequencer (ad es. Logic Pro X) e una sample library orchestrale. Probabilmente per iniziare ti conviene una che usi la velocity per la dinamica, anche se non è la strada migliore per un suono realistico.

    Poi usi la tua Arturia come una tastiera muta che invia solo i dati MIDI e il risultato lo ascolti attraverso il Sequencer che riceve il MIDI e il virtual instrument che lo trasforma nell’audio dello strumento orchestrale che hai selezionato.

  35. K
    Kiki | 7 anni fa

    Ciao e grazie per queste preziose info. Posso chiederti alcuni approfondimenti riguardo ai fiati? Di norma se parliamo di dinamica, un registro grave ha sempre una dinamica leggera (piano) e un registro acuto forte?

  36. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Bellissima domanda, Kiki, che mi era sfuggita. In generale sì, ma non al punto di dire “sempre”.
    Esempio: nel flauto suonare nel registro basso con una dinamica elevata è più impegnativo e c’è il rischio di scivolare verso gli armonici superiori della fondamentale.

    Il funzionamento degli strumenti a fiato (e non solo) influenza come componiamo: è la scrittura idiomatica. Quindi ci sembra sempre più naturale quello che siamo già molto abituati ad ascoltare.

    Però non possiamo considerarla una regola assoluta. Conta l’esperienza dello strumentista e conta il desiderio del compositore di ottenere qualcosa di meno consueto (Beethoven non si è fatto frenare dai limiti meccanici degli strumenti della sua epoca) e poi, estremizzando, ci sono le tecniche estese.

  37. R
    Roberto | 7 anni fa

    Grazie per i preziosi consigli, ho acquistato ‘Principi fondamentali per L’orchestrazione di R.K e’ molto tecnico e presuppone una conoscenza approfondita sull’armonia, sapresti indicarmi altri libri anche scritti da te sulle tecniche di orchestrazione con vst, per esempio mi resta difficile comprendere come dividere gli accordi per leggii e all’interno del leggio la stessa melodia come viene divisa ..ecc, grazie mille. Rds

  38. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Ciao Roberto, grazie per la bella domanda.

    Non sono sicura che da un libro si possa imparare bene l’orchestrazione e non fa differenza che sia reale o virtuale.

    I manuali di orchestrazione partono dal presupposto che saranno usati nel contesto di studi nei quali si ha accesso a un’orchestra. Il libro da solo fornisce informazioni utili, spesso indispensabili, ma manca la seconda metà: la pratica.
    In quanto tempo un violinista effettivamente mette e toglie la sordina? Una cosa è la generica indicazione scritta in un libro, un’altra è osservare uno strumentista mentre lo fa.

    Questo vale ancora di più con le sample library, perché nell’orchestrazione virtuale è facilissimo scivolare e scrivere parti che non potrebbero essere suonate dal vivo.

    E non conta che uno voglia usare solo i virtual instrument, il problema è che anche i migliori virtual instrument suonano falsi se non li arrangiamo esattamente come faremmo per un’orchestra in carne e ossa. (Direi che questo è l’aspetto più importante dell’orchestrazione MIDI.)

    Considera che nel mio corso di musica ho registrato settimane di lezioni sull’orchestrazione ingaggiando strumentisti e orchestre e riprendendoli in video proprio per far vedere e sentire in pratica quello che spiego. Senza questo materiale non darebbe assolutamente gli stessi risultati.

    Per rispondere al discorso dei leggii, nelle library orchestrali difficilmente hai qualcosa di più del “divisi” in qualsiasi famiglia di strumenti (anche se a rigore il termine andrebbe usato solo per gli archi).

    Quindi un div. a 3 per dividere l’accordo sui primi tre leggii lo faresti con tre patch di divisi. In pratica, nelle library di archi standard avrai quasi sempre soltanto primi e secondi violini e li trasformi in divisi abbattendo di -6db e duplicando la traccia.

    Attenzione alla cancellazione di fase, risolvibile trasponendo il MIDI in giù e l’audio in su di un semitono oppure scambiando tra loro primi e secondi violini.

    Tra le due alternative è meglio la prima se c’è molta presenza della sala, come nelle Spitfire (che purtroppo non sono campionate cromaticamente e quindi soffrono molto con la trasposizione a tono intero).

    La seconda strada ti garantisce sample diversi per ogni nota, quindi nessuna cancellazione di fase, ma il problema è la sala: un pan non è la soluzione giusta per una sezione orchestrale col riverbero naturale.

    Discorso simile anche nelle altre famiglie di strumenti. Ad esempio i corni, dove in un’orchestra dal vivo hai normalmente primo e terzo cornista specializzati nelle note più alte, secondo e quarto in quelle più basse.

    Se la tua library ha una patch “4 French Horns” ogni nota viene suonata automaticamente da tutti e 4, ed è inaccettabile.

    Oppure usi due volte una patch “2 French Horns” o quattro solisti ma il risultato finale ne risente, come ho spiegato nella guida sulla musica da trailer epico.

    Il timbro di una sezione ripetuta è diverso da quello di un’incisione dal vivo.

    In due parole: la soluzione sembrerebbe quella di usare library soliste (Vienna non “Dimensions”, per capirci) e disporre gli strumenti in uno spazio virtuale. Avresti controllo assoluto sulla formazione e ognuno suona quello che vuoi.

    Il problema è ancora una volta che più strumenti solisti non suonano come una formazione orchestrale, almeno per strings e brass.

    Il risultato sono quei brani anche piacevoli ma “innaturali” dove sembra che ogni strumento ti salti in primissimo piano.

    Va bene per la musica da trailer, ma non altrettanto per una buona orchestrazione.

    È proprio per questo che Vienna ha cambiato approccio con le librerie Dimensions. Sarebbero perfette, purtroppo il numero di strumentisti per gli archi è troppo ridotto mentre i brass come numero sono giusti ma come suono non sono abbastanza incisivi per tutte le situazioni.

    Quindi anche con le Dimensions dobbiamo ricorrere al layering e alla trasposizione di sezioni tradizionali, con le Dimensions in primo piano per dare la varietà e gli altri sample a dare spessore. Il risultato finale può essere ottimo ma richiede parecchio lavoro.

    Nota che questo non riguarda solo i sample: anche se fai overdub di 4 incisioni reali di violino non suona come l’incisione di 4 violinisti nello stesso spazio.

    Considerazione in retrospettiva: assicurati anche di avere i divisi nelle library! Oggi la tendenza per le library orchestrali più epiche è registrare intere sezioni all’unisono (Albion, Majestica…) proprio perché così suonano più “vere” per i principianti o per i compositori per i media che devono andare di corsa per raggiungere la scadenza di consegna.

    Purtroppo questo va a scapito della versatilità necessaria per una buona orchestrazione “hollywoodiana”, dove il divisi è effettivamente qualcosa della quale non si può fare a meno.

  39. M
    Michele Bilardello | 7 anni fa

    Buongiorno signora Susanna, sono Michele, un giovane compositore autodidatta (non ho mai conseguito una completa formazione musicale), ecco perché mi rivolgo a lei. Prima di venire al dunque, ho trovato molto interessante il suo sito internet “musica digitale”, in particolare la sezione “guida alla strumentazione orchestrale”. Gli esempi e le descrizioni dei singoli strumenti sono ottime, per un principiante come me. Le chiedo quindi, secondo lei, per descrivere l’alba africana con il risveglio degli uccelli come primi protagonisti, lei cosa mi consiglia? Io ho già buttato una bozza, ma non rende per nulla l’idea. Prime due battute, archi in Re minore crescendo, poi archi in descrescendo e corno inglese (scala Re) a seguire fagotto (descrivono gli uccelli grossi tipo gufi e civette che vanno via dando spazio a ) oboe, flauto, ottavino (uccelli di piccola taglia che arricchiscono l’aria e l’alba.) Poi gli archi riprendono con corni e trombe sempre in crescendo che intonano la,melodia e chiudono in un forte. Cambio di scena

  40. C
    Claudio | 6 anni fa

    Susanna, grazie davvero per questa interessantissima guida che hai messo a disposizione online.

  41. v
    valter | 6 anni fa

    Ciao Susanna, mi piacerebbe incominciare l’avventura dell’orchestrazione col pc a sfogo personale, a tempo perso diciamo come un gioco interessante, se poi la cosa funziona e si fa seria ben venga, quale software mi consigli?
    Grazie!

  42. g
    guido | 6 anni fa

    Grazie Maestro per il tuo lavoro. E non solo per esso (mi ha interessato moltissimo, anche se sono solo un autodidatta con un vecchio Roland: tutto quello che so l’ho imparato da Bernstein e dai film di fantascienza…).
    Devo doverosamente ringraziarti soprattutto perché mi sono accorto di poter <> dal tuo lavoro la straordinaria chiarezza della metodologia didattica che hai applicato (sto generando manuali applicativi per Industria 4.0, un sistema complesso quasi quanto l’orchestrazione virtuale…)
    Grazie ancora, e congratulazioni.

  43. P
    Paolo | 6 anni fa

    Carissima Susanna, questo articolo mi è risultato decisamente utile, e le pongo i miei più sentiti ringraziamenti per queste “dritte” che sono e saranno sempre utili! Io ho frequentato 4 anni di accademia musicale per imparare a suonare la batteria a regola d’arte, quindi se mi si chiede di ritmare un brano non ho problemi, anche se sono un po’ anni che non suono più, ma adesso che un amico, se pur a livello amatoriale, mi chiede di fargli le colonne sonore dei suoi film corti, organizzare la musica come Dio comanda non è affatto semplice. Questo vademecum di orchestrazione mi ha chiarito tantissimo le idee! Io ho solo un consiglio da chiederle: mi sono iscritto gratuitamente al corso per musica da film che, dalle prime lezioni, appare decisamente valido. Dice che ne varrebbe la pena proseguirlo fino in fondo, anche se so già in partenza che probabilmente le nozioni acquisite rimarranno sempre in ambito amatoriale, dato che ormai il mio lavoro principale è tutt’altro che nel mondo della musica, anche se quest’ultima rimarrà sempre una mia passione? Grazie mille ancora e scusi per il disturbo.

  44. Susanna Quagliariello | 6 anni fa

    @Paolo, è difficile risponderti.

    Come ti sei trovato (difficoltà tecniche a parte) a scrivere quelle musiche? È stato divertente, interessante, “una bella sfida”?

    Insomma, è qualcosa che ti piacerebbe fare più spesso (e magari non gratis) e quindi hai voglia di approfondire l’argomento in modo formale e rigoroso?

    In questo caso la risposta è sì, sono certa di aver fatto un corso efficace e che porta gli studenti a risultati commerciali.

    In più, visto che sei batterista, parti molto avvantaggiato.

    Invece: se quello di scrivere musica per immagini è una cosa che fai occasionalmente, e soprattutto “più per fare un favore al tuo amico che perché ti piace farlo”, allora direi proprio di no.
    È sempre meglio dedicarsi a quello che ci piace veramente.

    Per me, ad esempio, comporre e orchestrare è sempre una gioia. Insomma, penso che dobbiamo perseguire tutti quello che ci entusiasma di più.

    E grazie per le parole gentili!

  45. M
    M. Grazia | 6 anni fa

    Ciao. Vorrei sapere se puoi aiutarmi sull’uso dei Vienna Instruments, o se puoi indicarmi chi potrebbe aiutarmi. Cerco di seguire i tutorials originali, che però sono in inglese, ma trovo una grande difficoltà nel capire le varie istanze.
    Grazie e complimenti per il tuo sito!
    M.Grazia

  46. Susanna Quagliariello | 6 anni fa

    @M. Grazia di librerie Vienna ne esistono tantissime e ci sono differenze sostanziali tra come le incidevano in passato e come le incidono oggi.

    Io ne uso parecchie, ma raramente sono la mia prima scelta. Se mi dici a quali ti riferisci in particolare posso aiutare meglio.

    Naturalmente dipende anche dal genere che ci troviamo a scrivere e come lavoriamo: se componi tradizionalmente, facendo la partitura e passandola poi nel sequencer per creare il mockup, la gestione delle library Vienna non è molto diverse da quella di tutte le altre, anzi è quasi ideale.

    Se lavori direttamente nel sequencer, con tempi ristretti, forse Vienna non è la scelta migliore e le difficoltà che incontri dipendono più dal materiale che devi musicare piuttosto che dalle library in quanto tali.

    Grazie per le parole gentili!

  47. P
    Pietro P | 6 anni fa

    Nei cambi di tonalità della partitura, per esempio a metà canzone, non mi riesce di inserire i diesis o bemolle solo da quel punto in poi perché copia in tutta la canzone. E’ un errore di Cubase o sono io che ho gli anni …anta?

  48. N
    Nicola Platì | 4 anni fa

    Assolutamente interessante e ben scritto. Complimenti!!!

  49. G
    Giuseppe | 4 anni fa

    Ciao, desideravo sapere se sono disponibili corsi specifici (con supporto video) per l’uso della libreria EWQL Hollywood Orchestra. Grazie mille

    Peppe

  50. V
    VALTER | 3 anni fa

    COMPLIMENTI, UTILISSIMI AIUTI PER CHI COME ME STA IMPARANDO I PRIMI PASSI VERSO QUESTA SCIENZA, GRAZIE MILLE

  51. F
    Francesco | 2 anni fa

    Buongiorno
    Forse la mia domanda ha già avuto una risposta ma non so come trovarla:
    Avendo a disposizione Sibelius e la EWQLSO (prima usavo lo Yamaha A5000!!)come posso fare suonare più di 16 strumenti (per esempio una partitura orchestrale) avendo a disposizione solo 16 canali midi.
    Mi basterebbe capire anche solo dove cercare.
    Grazie
    Francesco

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