I segreti delle musiche di Sherlock Holmes e come puoi sfruttarli
Perché una colonna sonora abbia successo non basta che sia bella: deve anche saper descrivere musicalmente i personaggi del film.
Quando il trucco riesce, il risultato è entusiasmante. Ecco una storia e due esempi che lo dimostrano.
C’è solo una cosa, nel film di Sherlock Holmes del 2009, che mi ha esaltato più del vedere Robert Downey Jr. e Jude Law insieme sullo schermo: la musica.
Seduta al cinema, ho passato due ore a ripetermi “che bella colonna sonora, finalmente hanno smesso di copiare Hans Zimmer per ogni film d’azione e iniziano a scrivere cose nuove. Basta con ‘sto Zimmer”.
Ho aspettato i titoli di coda per leggere il nome del mio nuovo compositore preferito.
Era Hans Zimmer.
Mi sono sentita così:
Questa storia triste mi serve a introdurre un altro Sherlock Holmes, quello della serie tv, ma Zimmer tornerà dopo a insegnarci qualcosa.
La serie tv di Sherlock Holmes
Sherlock è la serie creata da Steven Moffat e Mark Gatiss e trasmessa dalla BBC a partire dal 2010, col grande duo Benedict Cumberbatch (che, quando non fa photobombing sugli U2, recita nella parte di Sherlock Holmes) e Martin Freeman (John Watson).
La sigla di apertura è stata composta da David Arnold e Michael Price, nomi importanti della musica da film (il primo ha lavorato a Stargate e Independence Day; il secondo come music editor nella trilogia del Signore degli Anelli).
La musica della sigla ha un’atmosfera orientale e vivace e mi ha incuriosito subito. La musica dei titoli di testa inizia a 0m49s.
Colpisce anzitutto che abbia una melodia riconoscibile. Le sigle di oggi sono spesso basate su effetti sonori, più che su un motivo vero e proprio.
Prendi The Walking Dead e American Horror Story: difficile ricordarsi un ritornello da canticchiare sotto la doccia, perché il focus è sulle sonorità, studiate per preparare lo spettatore al clima del film. La motosega che punteggia la sigla di American Horror Story; la progressione triste dei violini di The Walking Dead.
Il tema di Sherlock Holmes è anche una grande prova di arrangiamento, perché riesce ad amalgamare perfettamente strumenti musicali che fanno parte di tradizioni molto lontane tra loro, come il salterio (il cosa?) e le percussioni rock.
Il risultato è un lavoro ironico, retrò e elegante. In una parola: è Holmes. Il trucco di rendere il personaggio con la musica è riuscito.
Mi è piaciuta al primo ascolto. Fino a quando non mi sono accorta che stavo vivendo il mio giorno della marmotta.
Ecco infatti il tema scritto da Hans Zimmer per lo Sherlock Holmes del 2009:
Che dire? Quel maledetto aveva vinto anche stavolta.
Zimmer aveva già pensato a strumenti etnici (il banjo, il salterio, i violini zigani) e al modo di unirli a elementi ritmici per descrivere con la musica un personaggio che unisce vecchio e nuovo, pensiero e azione.
Non c’è nessun plagio, naturalmente. Le due sigle sono diverse quanto il film e la serie tv; la prima è aggressiva, quella della serie tv è più melodica e meditativa.
E entrambe seguono una tradizione di colonne sonore consolidata, che risale a molti anni fa: se sei abbastanza maturo per ricordare la serie degli anni ’70 Attenti a quei due, ricorderai il tema principale, scritto da John Barry:
Ricorda la sigla dello Sherlock di oggi, non trovi?
“Sherlock Holmes e Attenti a quei due, musiche simili? Sentile: http://tinyurl.com/pbwu9zf” Condividi su Facebook
Niente di etnico [no! giustamente c’è il Qanun, grazie @Giancarlo per la segnalazione :)] nella sigla anni ’70, ma sonorità simili per raccontare un’altra coppia di personaggi caratterialmente agli opposti, uniti dall’amicizia e dallo humour inglese.
E la lezione sta tutta qui: così come due scrittori userebbero gli stessi termini per descrivere due caratteri simili, così due compositori – per quanto lontani tra loro per stile e epoca – possono ritrovarsi a usare le stesse sonorità quando parlano di personaggi che si somigliano.
Spolveriamo il nostro Santoor, lo strumento etnico di Sherlock
E se vuoi replicare l’atmosfera degli Sherlock Holmes moderni, tutto quello che ti serve è una library di strumenti virtuali etnici.
In genere queste collezioni sono divise in cartelle, ognuna col nome del continente di provenienza degli strumenti.
Quello che uso io è la Ra della EastWest, e questo è il percorso per arrivare allo strumento che ci interessa, il Santoor:
Una volta caricato lo strumento in una traccia ti accorgerai che, anche senza lavorare sul riverbero, hai già ottenuto un suono molto vicino a quello della sigla.
Consigli “take away”:
- La velocity deve essere sostenuta, quindi picchia bene i tasti – o modifica le note nel MIDI editor – in modo da ottenere un timbro aspro.
- Non usare la quantizzazione: le note non devono essere ritmicamente troppo precise, perché quello che vuoi è un effetto da zigani che suonano davanti al fuoco. Quindi buona la prima.
Non ti resta che aggiungere violini che doppiano la linea melodica, un po’ di percussioni, et voilà, la causa per plagio che ti muoverà la BBC è pronta.
Elementare.
5 commenti
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Salve Dott. Susanna Quagliariello. Mi chiamo Mario Fontana e sono un privatista in Composizione. Sono sempre stato affascinato dalla interessante contrappuntistica del Padre della Musica da Film, Max Steiner ( tra le centinaia di colonne sonore quelle più famose da lui scritte ricordo ” Via col Vento “, ” Casablanca “, ” Scandalo al Sole “, ” Dark Victory “, ” Mark Twain ” e così a seguire… ). Dato che sono interessato piacevolmente alla sua scrittura, volevo sapere se in Italia esiste un luogo ( Conservatorio, Biblioteca Specializzata, Associazione specifica o siti web o Software Professionale seppure con un certo costo o simili… ) ove poter visionare, per motivi di studio e di approfondimento e per uso strettamente personale, qualcuna delle sue partiture per orchestra o che rispecchino magari le partiture orchestrali originali dell’epoca in cui le sue colonne sonore sono state scritte.
In attesa di una sua risposta e recepita già con la sua massima Cordialità in merito alla mia questione, colgo l’occasione nel poterla ringraziare anticipatamente.
Cordiali Saluti,
Mario Fontana
Mi spiace, non conosco risorse per Max Steiner.
Blog estremamente chiaro ed interessante! Complimenti!!
C’è qualcosa di etnico anche nella sigla di attenti a quei due.
Infatti è basato usato uno strumento arabo il qanun… 🙂
Grazie Giancarlo! andavo a memoria, ho modificato il passo citandoti.