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Hollywood Brass in pratica. Recensione, consigli e esempi.

Foto di Susanna Quagliariello
di Susanna Quagliariello
1 Commento

Squillino le trombe! La EastWest/QuantumLeap mette a segno un altro successo con questa collezione dedicata agli ottoni.

Le Hollywood Brass sono una sorta di sequel delle Hollywood Strings: si ritrova qui la stessa cura per i controlli e la resa realistica, e la stessa aspirazione a farne un must per l’orchestratore MIDI.

Sul piano pratico, le due library condividono il team di lavoro, lo studio di registrazione e l’hardware di acquisizione e post produzione dei suoni.

Ognuno di questi elementi è stato selezionato per ottenere quel particolare sound hollywoodiano al quale anni di cinema e tv show statunitensi ci hanno abituati.

Gli Hollywood Brass della EWQL

Gli Hollywood Brass della EWQL

Già dalle prime note mi è sembrata una raccolta di altissimo livello ma anche impegnativa, sia per le risorse del computer che per le mie: non basta avere un hardware all’altezza, occorre anche la pazienza di studiare e sperimentare come gestire al meglio i sample.

Se sei abituato a installare il software e iniziare subito a suonare, potresti avere uno shock. Per sfruttare al meglio questa library realizzata registrando 370.000 campioni (sì, davvero) dovrai imparare a usare pulsanti e funzioni specifiche prima di cominciare a divertirti.

Il premio per i più pazienti consiste nel raggiungere risultati pressoché insuperati in termini di resa del suono e realismo dell’esecuzione.

Gli strumenti della sezione Ottoni

A differenza delle Hollywood Strings, negli Hollywood Brass trovi anche gli strumenti in Solo. E ci sono raggruppamenti di varie dimensioni:

  • Trombe – in Solo, 2, 3.
  • Tromboni – in Solo, 2 Tromboni e 1 trombone Basso.
  • Cimbasso – in Solo. È uno strumento piuttosto raro, un incrocio tra la tuba, con la quale condivide il registro (e quindi la capacità di suonare le note più basse del range orchestrale) e il trombone, di cui possiede il timbro e il vibrato. Perché includere uno strumento raro in questa library? Per la verità me lo chiedo ogni volta che leggo il suo nome nella lista. In ogni caso, se come me sei un appassionato della Norma di Bellini (l’opera in cui è stato usato per la prima volta), apprezzerai questa scelta originale dei produttori.
  • Tuba – in Solo.
  • Corni Francesi – in Solo, 2, 6.
  • Ottoni Bassi – Ottoni che suonano all’unisono o a un’ottava di distanza. Molto interessanti nei sample di Effetti e nei Clusters (“I che…?” Ne parlo più giù).

L’interfaccia per la gestione dei campioni

Come per le Hollywood Strings, l’interfaccia di gestione di questa raccolta è Play. Gli strumenti vengono selezionati e visualizzati nello stesso modo che per gli archi, col pulsante Browser.

Una volta caricato lo strumento, si va nella sezione Player per gestire l’esecuzione.

A sinistra, dall’alto in basso trovi:

  • le impostazioni di base del canale MIDI;
  • le funzioni specifiche per l’esecuzione degli ottoni;
  • i comandi di gestione del sample, con le manopole di Attack, Hold, Decay, Sustain, Release e la rappresentazione grafica del sample.

Al centro c’è l’elenco delle articolazioni (dove presenti). Nell’esempio, lo strumento che ho caricato è il Corno Francese in Solo, e al centro sono elencati i quattro tipi di Marcato e Staccato presenti.

In library più piccole troveresti nomi come “marc” per marcato o “leg” per legato, e sapresti immediatamente di che sample si tratta.

Guarda invece il nome dell’ultima articolazione nell’elenco al centro: Mrc Lng + Sus Lite (99-1…). Ecco perché insistevo tanto sulla complessità di utilizzo. 😉

A destra dell’interfaccia trovi infine i comandi per monitorare il suono: la scelta del microfono, il riverbero, il livello di segnale in output e così via. Questa sezione è identica a quella che trovi per gli strumenti delle Hollywood Strings.

L'interfaccia di Play, il sample player degli Hollywood Brass

L’interfaccia di Play, il sample player degli Hollywood Brass

Quanta memoria serve?

A parità di livello qualitativo, le library di ottoni occupano meno spazio di quelle degli archi.

Questo perché, semplificando, la varietà dinamica e timbrica del trombone o della tuba è minore di quella di un violino, e quindi servono meno campioni per rappresentare tutti i suoni che si possono emettere.

Gli Hollywood Brass non fanno eccezione e, rispetto all’edizione delle Strings, occupano meno della metà dello spazio: 147 GB per l’edizione Diamond.

I requisiti restano comunque alti: al di là di quelli minimi richiesti, quelli raccomandati sono di almeno 8GB di RAM con un sistema operativo a 64bit.

Dopo aver sperimentato i tempi di attesa degli archi, tirerai comunque un sospiro di sollievo: i patch dei Brass sono in media molto più leggeri e veloci da caricare.

Che cos’è un Cluster e a cosa serve

Il Cluster è l’effetto prodotto da più strumenti di una stessa sezione che suonano note vicine.

L’avrai sentito spesso nelle colonne sonore degli horror, perché crea subito un’atmosfera dark e tesa.

Ecco tre esempi di cluster, realizzati il primo con una sezione di ottoni (in forte, occhio alle casse!), il secondo con tre trombe, il terzo con sei corni francesi:

Negli Hollywood Brass ci sono molti gruppi di Cluster e di Effetti e sono comodissimi, perché premendo un solo tasto puoi creare tutto un mood.

Come modificare il volume di una nota

Tradizionalmente, per cambiare il volume e il timbro di uno strumento con un comando MIDI si usano i valori di Velocity o, meno spesso, la manopola del Mod (e il suo corrispettivo CC1).

Altri metodi come l’Expression o il Main Volume cambiano solo “quanto forte suona lo strumento”, ma non danno conto della differenza timbrica.

Anche con gli Hollywood Brass puoi usare Velocity e Mod, ma in un modo tutto loro.

Infatti alcuni sample rispondono a un comando ma non all’altro, altri a entrambi, e non è sempre facile orientarsi. In particolare:

  • le articolazioni di Staccato, Portato e Marcato rispondono alla Velocity
  • le articolazioni con la sigla Sus accent, Slur accent, Marc Light Sus, Shorts Mod Speed usano entrambi i comandi
  • tutte le altre usano solo la Mod Wheel

Per gestire i cambiamenti con gli Hollywood Brass toccherà memorizzare questo schema (o, come ho fatto io, annotarselo su un post-it sul monitor) per non impazzire nel tentativo di cambiare volume a una nota che non vuol saperne.

Il consiglio è di tenere sempre aperte più linee di comandi nella finestra dell’Editor MIDI, in modo da spostarsi con facilità da una funzione all’altra.

Velocity e Modulation sempre sottomano nel MIDI Editor di Cubase

Velocity e Modulation sempre sottomano nel MIDI Editor di Cubase

Nell’esempio, ho aggiunto in basso una riga per la Velocity, una per l’Expression e una per il CC1 della Modulation

Come scrivere dei Crescendo realistici

Gli strumenti nella cartella Crescendo Mod Speed permettono di decidere la lunghezza di un crescendo.

Tradizionalmente i sample di crescendo non sono modificabili: sono note che iniziano in piano e progressivamente aumentano di volume, ma la velocità di questa transizione è fissa.

In genere bisogna quindi caricare più sample e scegliere di volta in volta quello col crescendo che si adatta meglio alla velocità del resto del brano.

Con questo tipo di campioni, invece, si usa la manopola del Mod, o il Controllo Continuo 1, per regolare quanto lunga sarà la transizione dal piano al fortissimo: un valore basso causa una transizione lenta, un valore alto la velocizza.

E tutto con estremo realismo, senza traccia di manipolazione.

Un esempio pratico: queste sono tre note MIDI di lunghezza identica, eseguite usando sempre lo stesso sample, alle quali ho applicato un diverso valore di CC1 (rispettivamente 4, 68 e 122).

In questo modo posso adattare con facilità ogni crescendo al resto del brano, usando un solo sample.

Quello che mi piace di più

  • La qualità dei sample di questa library è la prima cosa che mi ha colpito. Le articolazioni presenti riescono a coprire tutta la gamma espressiva degli strumenti di una sezione di ottoni.
  • L’uso avanzato della Mod Wheel, specialmente per il crescendo, è un altro punto a favore: è preciso e permette di usare uno stesso sample ottenendo risultati molto diversi, adattandolo perfettamente al resto del brano.

Quello che mi piace di meno

  • La gestione della velocity: sapere qual è il comando responsabile del volume di una nota non è sempre facile. Può essere la Velocity, la Mod Wheel o entrambe. Non c’è un principio che spieghi in quale caso usare uno o l’altro comando, e non resta che consultare ogni volta le istruzioni.
  • Alcune opzioni non sono presenti in tutte gli strumenti. Ad esempio, i cluster si trovano in Trombone, Bass Trombone e in 3 Trumpet, ma non in 2 French Horns o in 2 Trumpet.
Susanna Quagliariello Autrice pubblicata, laurea in Storia e Critica del Cinema, master di alta formazione, licenza triennale al conservatorio, certificazione specialistica di Composizione e Orchestrazione per Musica da Film. Susanna è amministratore di VFX Wizard srl e direttore di ACD, l’Accademia di Cinematografia Digitale™.

Un commento

  1. marco palumbo | 6 anni fa

    Cara Susanna,
    Innanzitutto complimenti per la raffinata professionalità e competenza che si evince anche da una rapida lettura dei tuoi articoli. La vera domanda è: <> 🙂 In effetti sono arrivato a te ponendomi una domanda da ignorante assoluto in musica digitale (sigh! nonostante una laurea in fisica ed una vita d’amore per la musica). Eccola: “Posso e come aggiungere un bel flauto al mio Clavinova clp 535?” Ovvia la risposta: <> Già. Ma una mano me la daresti lo stesso? Posso prendere il toro per le corna? C’è un libro o qualcos’altro da cui posso partire? Forse che la ruota è stata già inventata ed è bell’e pronta per le mie minime esigenze? Posso rilassarmi con una bella partita a scacchi? :-)) GRAZIE! marcop

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