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Le tre regole d’oro per scrivere musica

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di Susanna Quagliariello
24 Commenti

Vorresti scrivere una canzone ma il poster di Bob Dylan ti guarda malissimo? Ecco una storia e tre consigli per superare la paura di comporre, e vivere felici.

Ho scritto questo articolo per incoraggiare chi affronta per la prima volta la composizione musicale.

Se cerchi articoli tecnici e regole pratiche probabilmente ti saranno più utili questi altri articoli:

Se ti interessano le canzoni, la grande guida su come scrivere una canzone è un articolo tecnico, che ti spiega melodia, armonia, progressioni di accordi, metrica e struttura delle canzoni.

Probabilmente è l’articolo che troverai più utile, perché contiene anche esempi pratici, passo dopo passo. Dalla scrittura della melodia e del testo, all’incisione della voce fino all’aggiunta degli strumenti e alla realizzazione dall’inizo alla fine di una strofa di canzone.

Se ti interessa la musica orchestrale e da film, invece, troverai più interessanti queste grandi guide che sono versioni semplificate delle lezioni del mio corso di musica per il cinema.

Per prima la guida alla composizione di musica horror contiene regole e schemi specifici per ogni genere di musica dark. È un genere che non ha mai trovato molto spazio nei manuali di musica da film, e questa guida gratuita è senza dubbio la trattazione più approfondita dell’argomento (tanto in italiano quanto in inglese).

Ancora, il lungo e approfondito tutorial su come comporre una colonna sonora ti guida passo-passo attraverso le fasi classiche della composizione di musica per immagini.

Un’altra grande guida è quella dedicata a come comporre musica da trailer e film nel genere “epic / action” ibrido, tanto popolare nel cinema degli ultimi anni.

Da ultimo, naturalmente, c’è la Guida all’Orchestrazione Virtuale nel menu in alto di tutte le pagine. È una guida dettagliata all’orchestra classica per musica da film, con consigli e suggerimenti per l’orchestrazione virtuale.

Se invece pensi che comporre sia difficile, non scoraggiati. Questo articolo introduttivo ti dà gli spunti necessari per dare forma alle tue idee musicali.

E ti dimostra che se hai voglia di impare, puoi ottenere i risultati che desideri — ci sono compositori di successo che non avevano nessuna educazione musicale formale. Solo tanta voglia di fare musica.

Comporre sembra difficile, è il motivo è che lo è

A parte che già il termine comporre mette in soggezione: sa di anni di conservatorio passati a inalare polvere di spartiti, di studi infiniti di armonia, di orchestra in frac (frac nel senso del vestito, non del frack di Battlestar Galactica).

Ed è naturale pensare subito a tutta la teoria da imparare. Anche uno spartito semplice come quello in figura richiede una conoscenza non superficiale della teoria musicale, e ho passato ore a gestire il cambiamento di chiavi e a cercare quella maledetta semicroma che non tornava.

Lo spartito di un progetto per una colonna sonora

Questa premessa infinita per dire tranquillo, è normale sentirsi intimoriti davanti a un foglio bianco o alla finestra vuota di un sequencer.

Just do it: inizia a suonare

La buona notizia è che scrivere musica è facile se sai come farlo (questa frase era nell’aria dal primo paragrafo, diciamo la verità).

Esistono grandi compositori che non hanno alle spalle alcuna formazione musicale di tipo tradizionale e che hanno imparato non studiando, ma facendo.

Prendi Danny Elfman, che ha scritto le musiche di The Nightmare Before Christmas, Mission Impossible, Spider-Man.

È un ottimo esempio di ciò che la passione e il talento possono fare anche senza una preparazione formale, se uniti all’impegno e a una certa ossessione perfezionista.

Elfman si forma negli anni ’70 suonando in una band a metà tra ska, rock e new wave.

Altro che teoria e partiture. Nel gruppo di Elfman i pezzi non venivano mai trascritti, al massimo accennati con indicazioni di massima sugli accordi e gli attacchi dei passaggi più difficili.

Così, quando per la prima volta gli chiedono di musicare il film girato da suo fratello maggiore, Elfman si ritrova a dover scrivere una colonna sonora senza aver mai riempito un pentagramma in vita sua.

E invece di scoraggiarsi, semplicemente inizia a farlo.

Elfman stesso descrive il risultato di quel primo lavoro come qualcosa di molto lontano da una classica partitura orchestrale, ed è proprio questo che mi piace di lui.

Non siamo davanti al genio che messo davanti a un foglio bianco inizia a scrivere fughe come niente. A essere geni sono buoni tutti.

“A essere geni sono buoni tutti.” Condividi su Facebook

Elfman è uno a cui piace far musica, e la fa, senza l’ansia di avere troppe cose da imparare prima di iniziare a scrivere, e senza l’idea che il primo tentativo dovrà essere quello definitivo.

Impara sul campo, guidato dalla sua ostinazione e dalla sua passione.

Sai molto più di quanto credi

La passione ha un ruolo importante in questa storia: Elfman era sempre stato un appassionato di musica per film. Parlando della sua adolescenza si descrive come “un film-music nerd” che passava tutti i weekend nei cinema nascondendosi dalla luce del sole.

E il punto è proprio questo: anche solo ascoltare musica di un certo genere ci rende esperti di quel genere. Anche se non abbiamo mai suonato uno strumento, il fatto di ascoltare metal o musica classica alla lunga allena il nostro orecchio e ci porta, anche solo inconsapevolmente, a capire cosa suona bene e cosa no.

Questo vale a maggior ragione per le colonne sonore dei film, che siamo abituati a sentire da quando siamo nati.

Probabilmente non sapremmo descrivere tecnicamente le parti di un brano, né tantomeno riprodurlo, ma il nostro orecchio è abbastanza allenato da capire se un certo tipo di accordo o di melodia funzionano.

Come superare la paura di comporre e vivere felici

Invece di visualizzare Beethoven che scrive la Nona, invece di farti frenare da tutte le cose che non sai, inizia a fare. Suona liberamente, improvvisa, e segui queste tre regole.

  1. Fissa un obiettivo raggiungibile. Non pensare di comporre la Marcia Imperiale al primo tentativo. Qualunque risultato, anche un motivetto di cinque note, sarà comunque un risultato. E un punto di partenza per imparare e per migliorarsi. Come dice il saggio, un viaggio di migliaia di miglia inizia con un singolo passo.
  2. Decidi lo scopo del brano 
Prima di iniziare a suonare, chiediti “Che tipo di pezzo voglio scrivere?”. Datti cinque minuti per capire con esattezza il tipo di atmosfera che vuoi creare, l’idea che vuoi esprimere. Visualizza una parola che possa riassumerlo: viaggio, paura, fuga. Avrai un binario per dirigere la tua creatività evitando che si perda in mille rivoli.
  3. Fai pratica, molta pratica. Ce l’ha insegnato Malcolm Gladwell e le ricerche su cui ha basato il suo saggio più famoso, Outliers: per diventare esperti in un campo qualsiasi dobbiamo far pratica in quel campo per 10.000 ore. Diecimila. È questa la differenza tra chi vivacchia nella media e i fuori classe. Non l’idea astratta del talento, non un dono divino concesso a pochi eletti ma, banalmente, la quantità di ore che uno è disposto a smazzarsi lavorando e facendo pratica.

Del resto, anche prima di Malcolm Gladwell e del suo best seller, noi che guardavamo Saranno Famosi avevamo già imparato tutto da Lydia Grant:

(Materiale inserito a fini didattici ai sensi dell’Art. 70 L.633/41)

Probabilmente il tuo primo brano non diventerà il tormentone dell’estate, ma ogni tentativo, ogni ora spesa a provare, miglioreranno i risultati e la sicurezza in te stesso. La fatica è l’unica cosa che separa quello che sei da quello che vuoi diventare.

Susanna Quagliariello Autrice pubblicata, laurea in Storia e Critica del Cinema, master di alta formazione, licenza triennale al conservatorio, certificazione specialistica di Composizione e Orchestrazione per Musica da Film. Susanna è amministratore di VFX Wizard srl e direttore di ACD, l’Accademia di Cinematografia Digitale™.

24 commenti

  1. K
    Katacri | 10 anni fa

    Concordo! Passione e Fatica permettono di raggiungere molti traguardi…si deve avere solo la determinazione per metterle insieme 🙂

  2. B
    BriXio | 10 anni fa

    Molto molto interessante! E anche io concordo pienamente… la pratica è estremamente importante. Poi se alla tanta pratica unisci anche un po di teoria, allora…. 🙂

  3. D
    Did | 9 anni fa

    Credo che questo articolo sia totalmente sbagliato. Pare quasi disincentivare dallo studio. Elfman tutto ciò che non aveva studiato ha dovuto farlo. Ha dovuto recuperare ciò che non conosceva data l’assenza di una carriera accademica al conservatorio. La vera regola da abbinare alla pratica è: studia un sacco, fatti il culo ad imparare le cose per poterle applicare invece di dover riscoprire tutto ciò che nella teoria musicale è dato assodato, con la pratica

  4. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Did, credo che se provi a rileggere l’articolo, ti rendi conto che invita proprio a studiare, fare pratica e darsi da fare.

    Tra l’altro la nostra scuola, che pubblica questo sito, si rivolge proprio a chi vuole un’educazione formale e rigorosa e non le quattro cose dell’infarinatura all’italiana.

    Sarebbe paradossale e andrebbe contro tutto quello che credo e faccio se invitassi a non studiare.

    Il fatto è che una delle domande che ricevo più spesso è “Posso imparare a comporre anche se non ho una formazione classica?“.

    Tante persone si sentono bloccate, anche solo psicologicamente, per questo motivo.

    Invece è possibile, Elfman ne è un esempio e spero che serva a ispirare e motivare chi teme di aver perso definitivamente la propria occasione.

    Naturalmente nessuno impara o diventa bravo dormendo o passando le sere davanti alla tv. Ma dandosi da fare, un passo alla volta, con determinazione e costanza, si può raggiungere il traguardo desiderato e si possono superare quelle che temiamo essere delle mancanze irreparabili.

    Per chi volesse qualche riferimento più formale e autorevole, basta studiare le ricerche sull’apprendimento degli ultimi 20 anni. È passato molto tempo da quando si pensava che l’importante fosse la “disciplina formale” e che per esempio studiare il latino — anche se inutile in pratica — aiutasse a rendere la mente agile e a imparare meglio.

    Queste ricerche convergono su un unico concetto che distingue chi diventa bravo, o straordinariamente bravo, da chi invece rimane il signor nessuno: il numero di ore di pratica deliberata nel proprio campo specifico di applicazione. (“How People Learn”, National Academy of Sciences e “Handbook of Expertise and Expert Performance”, Cambridge University Press).

  5. M
    Marco | 9 anni fa

    Ciao!
    Ho scoperto il tuo sito e ti faccio i complimenti..
    Volevo chiederti in consiglio.
    Io vivo a Milano e vorrei frequentare a Milano o provincia, un corso che tratti di Musica applicata alle immagini. Avendo un lavoro, non posso frequentare corsi a tempo pieno ma magari nei we o la sera.
    Tu potresti consigliarmi?
    Grazie mille,
    Marco

  6. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Ciao Marco,

    la domanda mi mette un po’ in imbarazzo perché davvero non conosco corsi di musica per immagini (o corsi di musica da film che dir si voglia) in Italia e poi perché sono l’autrice del corso di musica da film che trovi nell’Accademia di Cinematografia Digitale VFX Wizard (il corso è solo online).

    Ovviamente penso che il mio corso sia fatto bene, e che fornisca una preparazione completa. Ma devi sentire anche altre campane, come si dice.

    Quello che posso consigliarti in generale, è di trovare un corso che sia tenuto non solo da qualcuno che conosce la composizione musicale, ma che conosce proprio la composizione musicale da film.

    Una cosa è avere le idee musicali (e eventualmente saperle orchestrare), ma la musica da film, specialmente la buona musica incidentale, è una cosa completamente diversa.

    Devi dimenticarti il metronomo e lo spartito che hai pronto: va bene solo per l’eventuale album della soundtrack :-).

    La musica vera deve essere piegata a come si sviluppano le immagini e il montaggio. Ho composto musica d’azione ed è davvero impegnativo.

    Quindi quello che ti consiglio spassionatamente (se trovi un corso diverso dal mio, dove questa parte ovviamente c’è) è che nel corso sia chiaramente detto che farai pratica su clip video diverse da “tramonto sul mare” o “strade trafficate”.

    Devi poter far pratica su scene d’azione, con attori, dialogo, effetti speciali, riprese aeree e montaggio serrato, in modo da imparare a ricalcare e intensificare l’effetto finale delle immagini di oggi.

    In bocca al lupo!

  7. p
    piero | 9 anni fa

    Non sono sicuro se le tre regole d’oro siano sufficienti a farti diventare un compositore, a occhio ne aggiungerei un paio senza sapere ancora quali, ma a prescindere da questo, ti faccio i complimenti per come scrivi, sei proprio forte.

  8. J
    John Coltrane (magari...) | 9 anni fa

    “Per chi volesse qualche riferimento più formale e autorevole, basta studiare le ricerche sull’apprendimento degli ultimi 20 anni. È passato molto tempo da quando si pensava che l’importante fosse la “disciplina formale” e che per esempio studiare il latino — anche se inutile in pratica — aiutasse a rendere la mente agile e a imparare meglio.”

    Quindi non e’ vero che il latino (fine a se stesso) e’ utile? Mi puoi dare qualche riferimento a queste tesi?

    P.S. bei contenuti, piano piano li passero’ tutti in rassegna.

  9. D
    Danilo Scar | 9 anni fa

    Ehm, ciao…

    sono un ragazzo di 18 anni, mi piace la musica classica stile ‘700 – ‘800 e mi diletto a fare melodie usando un sequencer da meno di un anno (ogni giorno che passa mi appassiono sempre di più).
    Io purtroppo non ho e non so suonare nessuno strumento (ho però in mente di prendere delle lezioni di piano, ma credo che ormai è tardi), non so nulla su come si fa musica, nè le tecniche nè tanto meno la teoria musicale, proprio zero, però grazie a questo sequencer posso inserire le note che voglio e lui pensa a suonare la melodia. Questa esce spesso come l’ho pensata, ma la cosa negativa è che non riesco a concretizzare tutto ciò che immagino, e questo mi scoraggia un po’ perchè non conosco le varie tecniche… e questo mio limite mi porta a fare, come si suol dire, dei pezzi spazzatura.

    Susanna, se vuoi ti faccio ascoltare un paio di melodie che ho fatto, una classica (Scar) e una con un suono elettronico (Archi):
    soundcloud.com/scar512/scar
    soundcloud.com/scar512/archi

    Mi scuso per la qualità delle tracce, quello è un altro problema che mi scoraggia ulteriormente.

  10. Susanna Quagliariello | 9 anni fa

    Ciao Danilo Scar,
    ho ascoltato le tue tracce. Niente male!

    Hai davvero un buon orecchio visto che non hai formazione musicale. Si sente però che manca una struttura armonica ben sviluppata. Questo sarebbe importante perché potenzierebbe molto le tue idee musicali, che sono buone e funzionano.

    Per la qualità audio delle tracce, è tutto un altro argomento (programmazione dei virtual instrument, articolazioni). Ti consiglio di concentrarti sulla prima cosa, l’armonia, e poi passare a rifinire la qualità dei suoni. Per questo ultimo punto serve studiare bene il manuale della library che usi e fare molta pratica (ascolti un brano vero e cerchi di rifarlo il più simile possibile).

    Comunque è proprio il senso di questo articolo: anche se non si passano anni al conservatorio, si può comunque imparare a fare buona musica. (“Buona” significa di successo, che piace, che funziona.)

    Vangelis raccontava di non essere neanche in grado di leggere uno spartito. E diceva che già da ragazzo sapeva che i suoi insegnanti di musica avrebbero potuto aiutarlo a diventare un musicista, ma non potevano insegnargli a essere creativo. È una leggenda della musica da film: ha scritto la colonna sonora di “Blade Runner” e vinto l’Oscar per “Momenti di Gloria”.

    Per te non è assolutamente tardi per prendere lezioni di piano (hai 18 anni!), anche perché questo ti permette di studiare l’armonia.

    Penso che il difficile, specialmente qui in Italia, sia trovare qualcuno che insegni gli aspetti formali e teorici in modo semplice, pratico, finalizzato alla produzione musicale. (Che è il motivo per cui ho creato questo sito e progettato il mio corso di composizione di musica da film.)

    Intanto continua a comporre, ascolta criticamente la musica che ti piace e non scoraggiarti assolutamente.

  11. D
    Danilo Scar | 8 anni fa

    Grazie per il tuo incoraggiamento Susanna. Le tue critiche e i consigli che mi hai dato, sono oro colato per me.

    Comunque è vero, trovare qualcuno che insegni davvero bene è molto, ma mooolto difficile… ma non impossibile.

    Buon lavoro!

  12. F
    Francesco Augusto | 8 anni fa

    Complimenti per l’articolo! Sono un ragazzo di 23 anni, e sogno di scrivere un musical, di cui ho già composto alcune canzoni, ma non avendo una preprazione classica ( sto studiando un libro di armonia da autodidatta), ho paura di come possano essere giudicate le mie partiture.
    Grazie mille per i consigli!!!

  13. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Francesco Augusto,
    Sentirsi insicuri è normale, ma tu stai facendo la cosa giusta: impegnati nello studio dell’armonia, non tanto per paura del giudizio formale sulle tue partiture, quanto per scrivere brani più efficaci e comunicare più facilmente con altri musicisti.
    In bocca al lupo per i tuoi progetti!

  14. M
    Marco | 8 anni fa

    Ciao Susanna, complimenti vivissimi! Hai toccato un argomento che sta a cuore a molte persone, con tante idee e nessuna preparazione musicale! Ho 52 anni, suono la chitarra ad orecchi da quando ne ho 8. Mia madre suonava il pianoforte e dava lezioni. Mio fratello, Daniele Marcelli, (vedi sito ) diplomato in viola, con molta esperienza concertistica alle spalle, mi icoraggia e sprona affinché continui a suonare. Si, perché da un paio di anni, posseggo una keyboard-computer con sequenzer su cui sfogo la mia creatività. Ho cominciato a musicare video realizzati da mio fratello maggiore David, con grande soddisfazione e nessuna pretesa. Sono stati caricati su Youtube e, con grande umiltà ho apprezzato i complimenti. Da quello che scrivi, si evince che sei una splendida persona. Nonostante i sacrifici, l’impegno e la dedizione allo studio della musica, incoraggi chi non ha potuto o ha scoperto in tarda età la passione per la “composizione” ad andare avanti e non scoraggiarsi mai L’ importante non è diventare qualcuno ma, perseguire un sogno con passione ed amore!
    Grazie di cuore!

  15. Susanna Quagliariello | 8 anni fa

    Ciao Marco e grazie per le parole gentili.
    Il mio scopo è proprio quello di incoraggiare a studiare e godersi la bellezza di far musica, senza il timore di non essere all’altezza o che sia troppo tardi.

    Sono contenta di esserti stata utile e ti faccio un grande in bocca al lupo per i tuoi progetti.

  16. g
    giovanni ciampi | 7 anni fa

    ci sono riuscito a comporre,,faccio il pianista ma e com molta fatica uso note non appartenenti al accordo,passo da un la bemolle a un si,poi un mi,insomma mi piace la musica che riesco a fare…

  17. D
    Danilo Scar | 7 anni fa

    Ciao giovanni ciampi,

    Vorrei estinguere un mio dubbio riguardo questa parte del tuo messaggio: “faccio il pianista ma con molta fatica uso note non appartenenti all’accordo”. Questo mi fa capire che dopo gli studi risulta difficile “uscire fuori dagli schemi”. O sbaglio (e lo spero tanto)?

    Se è così una domanda sorge spontanea: apprendere la tecnica limita la nostra capacità di trasmettere emozioni, componendo di conseguenza musica più “fredda”?

  18. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    @DaniloScar Provo a risponderti io. 🙂

    Avere una formazione teorica e formale non limita la creatività, anzi: la aiuta.

    È vero che all’inizio la teoria musicale può sembrare astrusa e noiosa, ma superato questo scoglio fornisce gli strumenti necessari per esprimere nel modo più efficace le proprie idee.

    Penso che la maggior parte delle persone che legge questo articolo faccia musica senza una formazione classica, usando una tastiera midi, un sequencer e affidandosi alla passione e all’orecchio (o almeno: ho scritto l’articolo in questa ottica).

    Sono la prima a dire che è bene non sentirsi limitati. Però arrivati a un certo punto è difficile progredire senza poter fare affidamento sulle regole formali. Fanno risparmiare un sacco di tempo e permettono di ottenere risultati migliori.

    Per essere estremamente chiara: conoscere armonia, contrappunto, composizione non basta per scrivere bella musica. Ma è essenziale per scrivere musica pulita, competente, elegante.

    Insomma, se unisci talento e passione a una formazione teorica diventa tutto più semplice.

  19. D
    Danilo Scar | 7 anni fa

    Grazie ancora per aver risposto Susanna, sei proprio gentile. 🙂

    Il dubbio ce l’avevo per il semplice fatto che c’è chi dice che imparando la teoria diventerà più difficile creare la musica che viene dal cuore perché dopo si agisce in maniera meccanica, e chi invece dice l’esatto opposto.

    Sto provando a non desistere… ma la voglia di riempire di blocchetti il piano roll del sequencer è troppo forte! Proprio per questo motivo, a distanza di ben tre anni non ho imparato molto (per non dire niente). Devo organizzarmi meglio.

    Ciononostante dal primo commento che ho scritto qui ad ora sono diventato più sicuro di me e quindi oso di più.
    Dopotutto è questa la parola chiave di tutto, no? Osare, non porsi limiti, comporre senza preoccuparsi a priori di come verrà fuori la nostra musica, perché è proprio questo che ci blocca (ispirazione a parte)… e probabilmente è meglio non essere troppo severi con se stessi. 🙂

    P.S. sto visitando questo sito così spesso che mi ci sono quasi affezionato

  20. Susanna Quagliariello | 7 anni fa

    Ciao, Danilo.

    Sono convinta che si possa scrivere buona musica senza averla studiata formalmente. Servono un buon orecchio e la voglia di studiare man mano quello che occorre.

    È il senso di tutto questo articolo: incoraggiare le persone a fare musica e a non sentirsi tagliati fuori.

    Sono certa che per chiunque sia meglio comporre un brano aiutandosi con EZ Keys o al limite la chord track di cubase, piuttosto che rinunciare a a comporlo.

    Però questo non vuol dire che si possa andare avanti senza regole.

    Anche io ho sentito persone sostenere che la formazione classica, teorica, rende “meccanica” o addirittura che possa ridurre la creatività della musica che si scrive.

    Ma questa idea è assolutamente falsa. Bastano un paio di nomi per dimostrarlo: Mozart, Beethoven. 🙂

    Come in tutte le Arti, conoscere le regole permette di infrangerle consapevolmente e in definitiva consente di osare di più.

    Assolutamente vero, invece, che non bisogna essere troppo severi con se stessi. Il perfezionismo è una forma di insicurezza.

    Grazie per le belle parole, appena mi libero un po’ dal lavoro aggiungo qualche articolo nuovo!

  21. D
    Danilo Scarpino | 7 anni fa

    Potrò sembrare un po’ cinico su ciò che sto per dire, ma sulla base delle risposte che mi hai dato penso che le persone che si sentono veramente tagliate fuori siano proprio coloro che “trovano rifugio” nell’uso delle regole perché non riuscirebbero a produrre qualcosa di valido nel caso provassero ad infrangerle e per questo ne abusano.

    Quindi conoscere le regole è condizione necessaria ma non sufficiente per fare buona musica.

    Grazie a te per questi stupendi articoli e la passione che riesci a trasmettere tramite essi.

    Ti auguro buon lavoro e buone feste.

  22. L
    Livio Cartasso | 7 anni fa

    Ciao Susanna,davvero preziose le tue lezioni sulla composizione!Premetto che non ho fatto studi di musica molto approfonditi, però ho suonato quasi ininterrottamente dal 1981 al 2005 la chitarra elettrica, ho ripreso nell’agosto 2017. Praticamente come il protagonista del film “Il dormiglione” di Allen, clarinettista ibernato (finalmente registro tracce in casa!). Non so scrivere parole e nel mio metodo “fai da te” dopo l’idea inizio con un giro armonico da cui ricavo la partitura del basso che poi eseguo sulla batteria (software) e diversifico a seconda dello schema. Qui inserisco melodie, scale e improvvisazioni. Veniamo al dunque: Puoi darmi delle preziosissime informazioni su come gestire il volume degli strumenti durante il brano? E’ un argomento che conosco davvero poco. Ciao e Grazie!
    P.S: Se un giorno non hai proprio niente da fare vedi e ascolta qualcosa dal mio canale youtube “Livio Cartasso” ci sono al momento 6 brani con relativo video e qualche jam, tengo molto al tuo parere perchè sei la persona più autorevole con cui posso comunicare.

  23. M
    Michele | 1 anno fa

    Tutto interessante anche se non sono d’accordo su alcuni aspetti studio musica fin da piccolo e assieme ai miei vecchi professori scriviamo musica orchestrale. E la soluzione è partire dalle basi. Non si può insegnare musica da film ecc senza saper fare due più due sarebbe ingiusto. In poche parole la tecnica va insegnata. Senza quella non si compone proprio nulla. Sento musica di gente che non ha un tema non ha un ritmo ma ovviamente il pubblico é ingorante e dice bravi. E infatti nessuno diventa famoso

  24. Susanna Quagliariello | 1 anno fa

    Siamo d’accordo sul fatto che serva la tecnica: quando parlo dell’importanza di fare pratica intendo proprio questo.
    Invece frasi come “il pubblico è ignorante” non hanno semplicemente senso: la musica non è matematica, per apprezzarla non c’è bisogno di studiare.
    Una musica piace o non piace, e in entrambi i casi non c’è niente di cui vantarsi (né tantomeno vergognarsi).

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